mercoledì 8 maggio 2013

Soundtrack

« L'orecchio è un punto debole. L'assenza di palpebre ne aggrava una deficienza: sentiamo sempre quello che vorremmo evitare di sentire, e non sentiamo quello che ci serve. Siamo tutti duri d'orecchi, perfino chi ha l'orecchio assoluto. La musica ha anche la funzione di illuderci di dominare il più sgangherato dei sensi. »
Image by ohsoabnormal
Non credo di essere un'esperta in fatto di musica.
Ciò non vuol dire che io non ascolti musica, sostanzialmente direi che mi piace, se non che la amo. Anche se amo è un po' forte, come termine. Ma ne ascolto.
Se si pensa che le due cose vadano a braccetto, tuttavia, immagino si sia in errore. Esiste una vasta terra franca tra l'approfondire nei dettagli qualcosa e appassionarvici. Può essere che si sappia un argomento a menadito e che tuttavia ciò vada contro il nostro gusto personale, come che si riesca ad adorare qualcosa senza saperne definire una mezza caratteristica. Più raramente, alcuni fortunati adorano senza riserve quello che, tra il resto, conoscono fin nei più reconditi meandri.
Siccome, nell'ambito musicale, quest'ultima porzione include un approfondimento tecnico niente male, io preferisco passare il testimone a qualcuno di più motivato della sottoscritta.

A costo di ripetermi, a me la musica piace e arrivo ad adorare determinate melodie, ripetendole tra altoparlanti e auricolari fino allo sfinimento, se sono dell'umore. Ma così, su due piedi, non saprei definire cosa esattamente vado ad ascoltare in questa o quell'altra situazione, quale gruppo mi attira di più per idee, formazione, gossip, storia, eccetera. Probabilmente, queste ultime cose non potrei comunque dire di conoscerle nemmeno con del tempo a disposizione per pensarci.

Per la cronaca, detesto le monografie. Non mi piace spulciare nella storia personale e nelle vicende di tale o tal'altro artista. Idem per registi o attori, non crediate. Ci sono alcune eccezioni (il mondo Disney, se può contare), senza parlare della letteratura, per la quale ho già una conoscenza lievemente più approfondita. Lievemente. Diciamo che monografie letterarie abbreviate possono anche essere sopportate.
Da tutto ciò, ne consegue che non amo raccogliere informazioni su chi suona i brani che ascolto.
Se ascolto la musica non è per sapere chi c'è dietro, non proprio. Io ascolto perchè mi piace, non per una particolare logica intrinseca. Già ci sono troppe cose che necessitano di logica, ogni santo giorno, tutto il giorno. Se devo pure trovare un qualcosa di sensato nelle melodie che mi attirano non vivo più; mi domando come facciano gli altri, è una cosa che personalmente non mi va a genio. Ognuno ha le sue propensioni.

Ho letto, oggi, un libro di Amélie Nothomb. Ho divorato alcune sue opere, su consiglio di un'amica, negli ultimi giorni, libri che esplorano i cunicoli delle azioni, reazioni e relazioni umane. Quello iniziato e concluso in treno questo pomeriggio è "Diario di Rondine". Il protagonista, dopo una delusione sentimentale, decide di annullarsi sensazioni e sentimenti; la sua emotività repressa trova tuttavia sfogo in esperienze ancora non provate, oltre che nell'assassinio. Nella fattispecie, una cosa riesce a smuoverlo, con la sua dimensione reale e non nostalgica che ricrea: la musica dei Radiohead. Tre album in particolare. Il tutto si somma a un particolare incontro di sguardi, prima di una delle sue numerose esecuzioni come sicario.
Non condivido del tutto i gusti, conosco lo stile Radiohead e posso dire che solo alcuni brani mi stuzzicano. Capisco però la sensazione, ebbrezza post-omicidio a parte si intende. E' una scarica non da poco.

Io lavoro per impressioni sensoriali, emotive. Non posso spiegare perché mi piacciono i maçarons piuttosto che i tortini di riso di Tonolo, è così e basta. Dissezionare un sapore o una qualche percezione di senso deteriora l'effetto che ne riesco a trarre. Preferisco bearmi di quello che ho.
Sheldon Cooper mi definirebbe Hippie.
Io, semplicemente, non mi definisco per nulla.
« C'è gente abbastanza sfortunata da trovare l'amore della sua vita, lo scrittore della sua vita, il filosofo della sua vita, ecc. E' ovvio che diventeranno dei rincoglioniti. A me era capitato di peggio: avevo incontrato la musica della mia vita. » 
 { Brani tratti da "Diario di Rondine", Amélie Nothomb }