domenica 12 ottobre 2014

MemoryTraining - Chapter #5: Il dramma di un Lettore in Viaggio

Image by Kristi (on Flickr)

Il Lettore in Viaggio deve affrontare tutta una serie di sfide.

Ad esempio, cosa faccio, indosso le cuffie con la musica, conscio che i brani potrebbero cozzare contro il ritmo narrativo e darmi sui nervi, oppure sto senza, sopportando le interferenze provenienti da un bambino capriccioso urlante/un gruppo di teenager che produce idiozie lessicali/gente a caso che se fosse stata casa avrebbe fatto un favore all'Universo? Mi estraneo del tutto, chiudendomi in un mondo mio, con il rischio di trovarmi a Timbuctù, senza valigia, dopo essermi congiunto a una carovana di venditori di cammelli?

Ma l'ostacolo più grande è dato da Lei.
LA pagina.
Calato in uno stuolo di Babbani miscredenti che insiste nel chiedere, insulsamente, "Ma perchè ti devi sempre portar dietro un libro?!", il Lettore si allena alla pratica del "Conceal, don't feel, don't let them know" (Elsa docet), reagendo alla storia che ha tra le mani con più o meno malcelate pokerface (ma anche no).
Ma quando arriva LEI, quella particolare pagina, prima o dopo la quale l'intuito letterario suggerisce il disastro emotivo più totale, il "Well, now they know" si affaccia dietro il sedile del treno/aereo/autobus, facendo capolino con il suo ghigno malefico.

Allora, e solo allora, il Lettore in viaggio giunge a una decisione: chiudere il libro e rimandare il fatidico momento.

Perché in momenti simili non si coinvolge solo la pericolosità che l'esplosione del proprio assetto interiore potrebbe avere sull'ambiente circostante, ma anche (e soprattutto) l'importanza del tenere per sé e sé soltanto certi momenti clou di un racconto.
Vogliamo mettere a confronto una simile situazione incresciosa con la libertà di reazione psicofisica che un Lettore può concedersi, faccia a faccia con un libro, in luogo isolato?
Solo lui/lei e quel mucchio di carta stampata (o schermino dell'E-reader, siamo attuali), quel volume che, aperto in quella fatidica Pagina, rimane appoggiato su un letto o una scrivania, mentre il suo proprietario si sbraccia, lo insulta, si dispera, rotola a terra preso da uno spasmo di ilarità, piange rannicchiato in un angolo buio e tetro mentre tenta di farsi consolare dal gatto, che fugge via all'altro angolo della casa mentre il proprietario gli urla, singhiozzando, "Torna qui e amami!".

Quindi, nonostante il richiamo del procedere verso la fine del libro, in attesa del momento propizio in cui troverà il coraggio di fare i conti con sé stesso e la storia con cui, ormai, è in piena simbiosi, il Lettore in viaggio procrastina.
Di norma, iniziando a leggere qualche altro libro. O a scrivere.