mercoledì 23 dicembre 2015

Procrastinare [dal lat. procrastinare, der. di crastĭnus, agg. di cras «domani»]

procrastinare v. tr. [dal lat. procrastinare, der. di crastĭnus, agg. di cras «domani», col pref. pro-] (io procràstino, ecc.), letter. – Differire, rinviare da un giorno a un altro, dall'oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe: p. il pagamento; p. una riunione, un impegno; continua a p. la partenza. Spesso con uso assol.: io insisto a sollecitarlo, ma lui procrastina sempre; la civiltà asburgica … procrastinava e rimandava per sopravvivere (Claudio Magris).
(Dall'Enciclopedia Treccani Online) 
Stop Procrastinating
Image by Tom Podolec @ Flickr
Sono giusto passati sei mesi dalla precedente pubblicazione.
E non ho ripreso a pensare al Blog solo perché ieri mi è stato chiesto come mai avessi segnalato un'esperienza da Blogger in un colloquio. No, no.
Come non sto assolutamente scrivendo il presente post per comunicare qualsivoglia buona volontà ai selezionatori - ma in caso qualcuno di competenza si fosse preso/a la briga di cercarmi e leggere: "Saaaaalve, sono una persona che non pubblica da un sacco e si è sentita in colpa per aver continuamente rimandato i propri impegni online".
A-HEM.

Dicevo.
Da un po' pensavo di scrivere. Come da un po' mi ero ripromessa di riprendere in mano racconti, romanzi incompiuti, libri accumulati compulsivamente in camera, canovacci e idee per nuovi video, e via dicendo. Chissà, probabilmente una parte di me sperava di aver talmente tartassato nuovi possibili datori di lavoro che propongono opportunità da sogno, da essermi guadagnata un vero impiego - del tipo "Basta, abbiamo capito! Ti facciamo lavorare, girando il mondo -magari spedendoti in Giappone-, scrivendo e facendo la bella vita, ok?!" (par vera, N.d.Me)

Però nada. Niet.
Non mi è caduta la soluzione dal cielo mentre mi perdevo a girare a piedi o in auto, nè quando mi sono spaparanzata sul divano a rivedere per l'ennesima volta Scrubs o a scoprire i piaceri di Netflix (la frase è altamente ambigua, ma ce piace *neeeeetfliiiiix*).
E ieri un Articolo dell'amatissimo Huffington Post mi ha illuminato, assieme al pieno delle mie potenzialità. Mi ha messo davanti al viziaccio di procrastinare, che tanto mi è familiare.
Perchè io le buone intenzioni per riuscire ad avere successo e raggiungere i miei obiettivi le avrei anche, come le capacità, probabilmente. L'ennesima conferma (fosse la prima) che finchè non mi si dice l'ovvio, con veemenza, faccio orecchie da mercante e fingo che ci sia ancora, continuamente tempo. Lo continuo a fare pure quando me lo dicono, tanto ci sono abituata. Come nella vita personale, negli affetti, a suon di "Tanto se ne accorgerà, tanto verrà fuori". Come con tutto.
Avrei  tanti progetti, tutti fattibili. In particolare, cinque strade si sono evidenziate avanti a me, alle quali dovrei aggiungere una cosa che rimane in sospeso dalla GMG in Brasile e con cui, prima o poi, dovrò fare i conti - seriamente.

Non è che quest'anno abbia oziato, a mia discolpa. Ho perso cognizione dello scorrere del tempo, più che altro, e il domani è rimasto sempre domani. E visto che siamo a fine 2015, un rendiconto annuale pare appropriato.

Che ho combinato, in fondo, quest'anno?

Ho dato un ultimo esame di lingua, a gennaio, studiando a malapena (ora lo posso dire con serenità, ho cazzeggiato alquanto sotto le scorse feste natalizie) e tergiversando sulla tesi, scritta sotto pressione in poco tempo - e ciononostante mi è riuscita a entusiasmare e motivare ugualmente. Nel frattempo ho seguito una scenetta teatrale per una festa foraniale, insieme alla programmazione di un gruppo medie vivace.
Mi sono laureata a marzo, ho messo una pietra sopra a una persona (in senso figurato, purtroppo non avevo una gru a disposizione - dammit) e la settimana successiva ho iniziato i colloqui per Expo, andati a buon fine non senza poche tribolazioni.
In quel del 27 Aprile, ho preso baracca e burattini e la mattina dopo ero a Milano, senza casa (è d'obbligo un altarino ad Alessandra, che, nel mio peregrinare, mi ha ospitato tre settimane aggratis in appartamento - subendosi pure un mio pianto isterico in pubblico, a Porta Venezia), senza soldi (letteralmente, me ne hanno mandati una manciata la settimana dopo), senza idea di quello che, esattamente, stessi facendo con la mia vita (no, seriamente).
Io e Alisa, provvidenzialmente in città per un lavoro, abbiamo trovato poi una stanza in comune a metà Maggio, con un caso umano che vagava per il resto della casa (cose che i rinomati CDM sono nulla a confronto) e una vaga idea di come vivere in autonomia, programmandoci assieme.

L'arrivo dello stipendio di Giugno e il cambio di contratto mi hanno rinvigorito, con tanto di spedizioni presso la filiale competente di Manpower, per capire meglio condizioni e cedolini (unitamente a ricerche online), che manco i rappresentanti sindacali rompono tanto le balle - non a caso, ho assunto la seconda identità di "Larapedia - ovvero: a chi chiediamo chiarimenti burocratici se manco quelli dell'agenzia sanno un cazzo". Potrei mettere su uno sportello informativo, tanto per dire.
Comunque, ho promesso di andare a trovare gente nei dintorni di Milano, finendo solo per trovarmi con un cugino a Expo e far visita a un paio di zii, a dire tanto. Mi son fatta una puntata al lago con qualche collega, in compenso, più "seratone" che mai in vita mia (circa, dai, escludiamo l'Erasmus che sennò il metro mi si sfasa - tanto non saprete mai, muhaha). Ho preso familiarità con espressioni sull'onda di "Apericena".
Con Alisa, Jessica (pure lei ad Expo) ed Elisaveta mi sono iscritta alla Color Run di Settembre, partecipando a scanso della mia incapacità di correre - ma dovete capirmi, io ero lì per le polverine colorate (e aridaje coi frantendimenti).

Ho rinforzato le mie convinzioni femministe, articolandole il più possibile.
Ho praticamente svenduto cose che manco conoscevo, prima di questo lavoro - c'avrei una carriera da International Commerce manager, qua, veh.
Ho sviluppato capacità dialettiche che non pensavo di avere, in lingue che pensavo di non utilizzare fino a questo punto.
Mi sono, quindi, affermata come giovine donna indipendente (seppur non benestante), che non ha bisogno di nessuno, tantomeno di un uom- mmmaporcomondo, e ti pareva, tempismo del menga.
Ho perso dieci chili (di cui tre recuperati negli ultimi tre mesi), senza fare una vera e propria dieta. Ho iniziato ad apprezzare il mio corpo a prescindere da come appare.
Ho incontrato persone, colleghi, amici con cui sentirò un legame vita natural durante.

Mi sono lanciata in una tre giorni in fiera senza alba di come fosse fatto l'ambiente cinofilo ivi rappresentato.
Mi sono decisa, con Jessica, ad organizzare un viaggio per alcune città d'Europa, realizzato a Novembre, tentando di esprimere lo spirito girovago che in tante persone ho incontrato - e che manca, ancora, dell'istinto di osare l'estremo.
In tale contesto, ho letto gli effetti del terrorismo negli occhi di una metropoli come Parigi - ma questo è un discorso da sviluppare a parte.
Mi sono lasciata scoraggiare dalle circostanze, più di una volta.
Ciononostante, ho compilato gli estremi d una candidatura che, semmai andasse a buon fine, potrebbe davvero rivoluzionare la mia vita, come poche altre cose. E se non andasse...

Insomma, è complicato.
Il rapporto di quest'anno è di certo complesso. Continuo a rimuginarci all'infinito. Potrei fare migliaia di racconti con tutti i film mentali che mi sono creata a riguardo delle varie probabilità, su quel che sarebbe o non sarebbe potuto accadere. Sulle scelte fatte e non andate, su quelle proprio mai fatte.
E il bello è che manca ancora una settimana.
Una settimana in cui continuerò a procrastinare tutte le decisioni qui sopra non elencate e che ho lasciato in sospeso. 
Perchè in fondo, domani è sempre meglio di oggi.
...
No?