mercoledì 23 dicembre 2015

Procrastinare [dal lat. procrastinare, der. di crastĭnus, agg. di cras «domani»]

procrastinare v. tr. [dal lat. procrastinare, der. di crastĭnus, agg. di cras «domani», col pref. pro-] (io procràstino, ecc.), letter. – Differire, rinviare da un giorno a un altro, dall'oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe: p. il pagamento; p. una riunione, un impegno; continua a p. la partenza. Spesso con uso assol.: io insisto a sollecitarlo, ma lui procrastina sempre; la civiltà asburgica … procrastinava e rimandava per sopravvivere (Claudio Magris).
(Dall'Enciclopedia Treccani Online) 
Stop Procrastinating
Image by Tom Podolec @ Flickr
Sono giusto passati sei mesi dalla precedente pubblicazione.
E non ho ripreso a pensare al Blog solo perché ieri mi è stato chiesto come mai avessi segnalato un'esperienza da Blogger in un colloquio. No, no.
Come non sto assolutamente scrivendo il presente post per comunicare qualsivoglia buona volontà ai selezionatori - ma in caso qualcuno di competenza si fosse preso/a la briga di cercarmi e leggere: "Saaaaalve, sono una persona che non pubblica da un sacco e si è sentita in colpa per aver continuamente rimandato i propri impegni online".
A-HEM.

Dicevo.
Da un po' pensavo di scrivere. Come da un po' mi ero ripromessa di riprendere in mano racconti, romanzi incompiuti, libri accumulati compulsivamente in camera, canovacci e idee per nuovi video, e via dicendo. Chissà, probabilmente una parte di me sperava di aver talmente tartassato nuovi possibili datori di lavoro che propongono opportunità da sogno, da essermi guadagnata un vero impiego - del tipo "Basta, abbiamo capito! Ti facciamo lavorare, girando il mondo -magari spedendoti in Giappone-, scrivendo e facendo la bella vita, ok?!" (par vera, N.d.Me)

Però nada. Niet.
Non mi è caduta la soluzione dal cielo mentre mi perdevo a girare a piedi o in auto, nè quando mi sono spaparanzata sul divano a rivedere per l'ennesima volta Scrubs o a scoprire i piaceri di Netflix (la frase è altamente ambigua, ma ce piace *neeeeetfliiiiix*).
E ieri un Articolo dell'amatissimo Huffington Post mi ha illuminato, assieme al pieno delle mie potenzialità. Mi ha messo davanti al viziaccio di procrastinare, che tanto mi è familiare.
Perchè io le buone intenzioni per riuscire ad avere successo e raggiungere i miei obiettivi le avrei anche, come le capacità, probabilmente. L'ennesima conferma (fosse la prima) che finchè non mi si dice l'ovvio, con veemenza, faccio orecchie da mercante e fingo che ci sia ancora, continuamente tempo. Lo continuo a fare pure quando me lo dicono, tanto ci sono abituata. Come nella vita personale, negli affetti, a suon di "Tanto se ne accorgerà, tanto verrà fuori". Come con tutto.
Avrei  tanti progetti, tutti fattibili. In particolare, cinque strade si sono evidenziate avanti a me, alle quali dovrei aggiungere una cosa che rimane in sospeso dalla GMG in Brasile e con cui, prima o poi, dovrò fare i conti - seriamente.

Non è che quest'anno abbia oziato, a mia discolpa. Ho perso cognizione dello scorrere del tempo, più che altro, e il domani è rimasto sempre domani. E visto che siamo a fine 2015, un rendiconto annuale pare appropriato.

Che ho combinato, in fondo, quest'anno?

Ho dato un ultimo esame di lingua, a gennaio, studiando a malapena (ora lo posso dire con serenità, ho cazzeggiato alquanto sotto le scorse feste natalizie) e tergiversando sulla tesi, scritta sotto pressione in poco tempo - e ciononostante mi è riuscita a entusiasmare e motivare ugualmente. Nel frattempo ho seguito una scenetta teatrale per una festa foraniale, insieme alla programmazione di un gruppo medie vivace.
Mi sono laureata a marzo, ho messo una pietra sopra a una persona (in senso figurato, purtroppo non avevo una gru a disposizione - dammit) e la settimana successiva ho iniziato i colloqui per Expo, andati a buon fine non senza poche tribolazioni.
In quel del 27 Aprile, ho preso baracca e burattini e la mattina dopo ero a Milano, senza casa (è d'obbligo un altarino ad Alessandra, che, nel mio peregrinare, mi ha ospitato tre settimane aggratis in appartamento - subendosi pure un mio pianto isterico in pubblico, a Porta Venezia), senza soldi (letteralmente, me ne hanno mandati una manciata la settimana dopo), senza idea di quello che, esattamente, stessi facendo con la mia vita (no, seriamente).
Io e Alisa, provvidenzialmente in città per un lavoro, abbiamo trovato poi una stanza in comune a metà Maggio, con un caso umano che vagava per il resto della casa (cose che i rinomati CDM sono nulla a confronto) e una vaga idea di come vivere in autonomia, programmandoci assieme.

L'arrivo dello stipendio di Giugno e il cambio di contratto mi hanno rinvigorito, con tanto di spedizioni presso la filiale competente di Manpower, per capire meglio condizioni e cedolini (unitamente a ricerche online), che manco i rappresentanti sindacali rompono tanto le balle - non a caso, ho assunto la seconda identità di "Larapedia - ovvero: a chi chiediamo chiarimenti burocratici se manco quelli dell'agenzia sanno un cazzo". Potrei mettere su uno sportello informativo, tanto per dire.
Comunque, ho promesso di andare a trovare gente nei dintorni di Milano, finendo solo per trovarmi con un cugino a Expo e far visita a un paio di zii, a dire tanto. Mi son fatta una puntata al lago con qualche collega, in compenso, più "seratone" che mai in vita mia (circa, dai, escludiamo l'Erasmus che sennò il metro mi si sfasa - tanto non saprete mai, muhaha). Ho preso familiarità con espressioni sull'onda di "Apericena".
Con Alisa, Jessica (pure lei ad Expo) ed Elisaveta mi sono iscritta alla Color Run di Settembre, partecipando a scanso della mia incapacità di correre - ma dovete capirmi, io ero lì per le polverine colorate (e aridaje coi frantendimenti).

Ho rinforzato le mie convinzioni femministe, articolandole il più possibile.
Ho praticamente svenduto cose che manco conoscevo, prima di questo lavoro - c'avrei una carriera da International Commerce manager, qua, veh.
Ho sviluppato capacità dialettiche che non pensavo di avere, in lingue che pensavo di non utilizzare fino a questo punto.
Mi sono, quindi, affermata come giovine donna indipendente (seppur non benestante), che non ha bisogno di nessuno, tantomeno di un uom- mmmaporcomondo, e ti pareva, tempismo del menga.
Ho perso dieci chili (di cui tre recuperati negli ultimi tre mesi), senza fare una vera e propria dieta. Ho iniziato ad apprezzare il mio corpo a prescindere da come appare.
Ho incontrato persone, colleghi, amici con cui sentirò un legame vita natural durante.

Mi sono lanciata in una tre giorni in fiera senza alba di come fosse fatto l'ambiente cinofilo ivi rappresentato.
Mi sono decisa, con Jessica, ad organizzare un viaggio per alcune città d'Europa, realizzato a Novembre, tentando di esprimere lo spirito girovago che in tante persone ho incontrato - e che manca, ancora, dell'istinto di osare l'estremo.
In tale contesto, ho letto gli effetti del terrorismo negli occhi di una metropoli come Parigi - ma questo è un discorso da sviluppare a parte.
Mi sono lasciata scoraggiare dalle circostanze, più di una volta.
Ciononostante, ho compilato gli estremi d una candidatura che, semmai andasse a buon fine, potrebbe davvero rivoluzionare la mia vita, come poche altre cose. E se non andasse...

Insomma, è complicato.
Il rapporto di quest'anno è di certo complesso. Continuo a rimuginarci all'infinito. Potrei fare migliaia di racconti con tutti i film mentali che mi sono creata a riguardo delle varie probabilità, su quel che sarebbe o non sarebbe potuto accadere. Sulle scelte fatte e non andate, su quelle proprio mai fatte.
E il bello è che manca ancora una settimana.
Una settimana in cui continuerò a procrastinare tutte le decisioni qui sopra non elencate e che ho lasciato in sospeso. 
Perchè in fondo, domani è sempre meglio di oggi.
...
No?

sabato 27 giugno 2015

Cari Visitatori di Expo, lavoriamo (anche) per voi

Torno a scrivere sul blog, dopo eoni. 
Le mie attività degli ultimi mesi si possono sintetizzare con una Laurea Magistrale, l'abbandono di alcune pessime abitudini sentimentali, un periodo di ben meritato cazzeggio e il passaggio da "ohmiodio, ora sono disoccupata" a "trasferiamoci a Milano nel giro di 24 ore e annamo a lavurà".

Alla luce, in particolare, dell'ultimo sviluppo, mi sono trovata catapultata in quell'ambiente prolifico e trafficato di Expo. Ci sono arrivata dopo tutta una serie di peripezie assuntive che non starò ad approfondire, soprattutto considerate le polemiche relative ai giovani scansafatiche su cui i media si sono tanto voluti concentrare (cosa c'hanno guadagnato a diffamare una generazione lo sanno solo loro - forse).

Decumano, Expo Milano 2015
Sorvoliamo sul mio trasferimento nella Big City e sulle fasi di adattamento, guidate dall'ospitalità ad oltranza di una cara amica, l'arrivo di ex-compagne dell'università in quel di Milano a farmi compagnia (sempre per lavoro), espressioni gergali che fatico ancora a comprendere, nonché la convivenza con una persona a me affine e una che, invece, non si sa bene come abbia fatto a sopravvivere da sola finora (a.k.a.: caso umano). Non mi fermerò nemmeno a descrivere l'Esposizione, perché... e che cavolo, per una volta che si fa in Italia potete anche andare a farvi un giro.
L'intento del presente post è giungere, in qualche modo, agli occhi dei visitatori medi, che ogni giorno affollano Expo.

Sì, esimio/a visitatore/trice. Parlo con te, con il cuore da Addetta accoglienza/Hostess di padiglione in mano. Con te che hai tolto un prezioso giorno di ferie al tuo calendario per girare un'Esposizione Universale, fremendo per mille aspettative. Sia che tu sia già passato o che debba ancora pregiare il suolo di Pero-Rho con la tua presenza, di qui al 31 Ottobre.

Voglio dirTi, car* utente, che non ti capisco.
No, davvero. Ho visto talmente tanti modi di essere ed agire da risultarne profondamente confusa.
Certo, non è bene generalizzare; ci sono, come in tutti gli eventi, persone profondamente carine e amichevoli. Per cercare di farle aumentare in numero e diffondere la cultura d'ammmmore tra dipendenti e visitatori, ho pensato a un semplice elenco chiarificatore.
  1. L'Expo è un'Esposizione, come dovrebbe vagamente suggerire la parola stessa. Poiché tale, per quanto possa concernere il Cibo e l'Alimentazione è assai improbabile che funzioni come un evento Fieristico alimentare qualunque, pieno di assaggi e degustazioni. Ce ne sono, ma in misura moderata. Non ad ogni angolo. E soprattutto, io (dipendente) non sono responsabile per la loro assenza. Nè posso cogliere i vostri consigli riguardo al far assaggiare le cose pubblicizzate nel percorso espositivo, non importa quanto vi sembrino invitanti caciotte e sughi.
  2. Expo è un'Esposizione UNIVERSALE. Ovviamente saranno presenti persone di altre nazionalità, sia nello Staff che tra i visitatori stessi. Tenete a freno l'istinto del "OhmioDio, questa persona è DDDDIVERSA, nuocerà gravemente alla mia salute!". Il cannibalismo non è contemplato tra le discipline alimentari qui convenute, nessuno vi cuoce allo spiedo.
  3. Pur essendo un evento universale, non aspettatevi che un membro casuale dello Staff conosca TUTTE le lingue. Se vi spostate all'estero, abbiate la pazienza di scegliere un'interfaccia comprensibile. Noi dello staff non pretendiamo sappiate l'Italiano, l'Inglese va benone, a volte si conoscono anche altre lingue (nel mio caso, Giapponese e Tedesco). Ma se venite da me parlando esclusivamente nella vostra lingua ed essa non rientra nella mia gamma di conoscenza, è inutile che ve la prendiate dopo 5 secondi. Fatemi chiamare un/a collega e risolviamo. (*coff* Francofoni, parlo soprattutto a voi *coff*)
  4. Il "Ma io sono Americano/Tedesco/InserisciNazionalità" non vi dà accesso automatico ovunque. Siete comuni mortali.
  5. Ci sono tante persone, ai tornelli, ed Expo apre alle 10. Se vi presentate alle 10 meno cinque, è ovvio che ci sia già coda, quindi mettetevi buonini nelle vostre file e aspettate il turno. Mai andati a Gardaland?
  6. Se c'è scritto "Staff" o "Accrediti", vuol dire che il tornello è riservato alle persone indicate. Leggere PRIMA di intasare la fila, evitando di scatenare una protesta collettiva al grido di "Ma io ho pagato di più!" (sventolando il biglietto standard).
  7. Il biglietto non include delle consumazioni gratuite. Non è una discoteca.
  8. Scolaresche. Care. Scolaresche. Più siete avanti con l'adolescenza, più devastate. Se un touch screen si impalla, non si risolve certo premendo a caso in ventordici e resettando il sistema, costringendo lo Staff a mille peripezie per sistemare. Dovevate rimanere carini, infanti e coccolosi, voi. Senza andare a sconvolgere l'assetto tecnologico dei padiglioni, né tantomeno a rubare pomelli dai cassetti del Padiglione Zero. Gesù.
  9. Insegnanti di scolaresche che non guardano i bambini e se li perdono per strada, sgridandoli poi quando vengono riaccompagnati quasi in lacrime... Un esamino di coscienza, magari?
  10. Il fatto che una persona abbia un Accredito dello Staff non significa che sia il Conoscitore Universale di eventi e luoghi interni. Quello che sa, sa e condivide volentieri. Evitate di dare dell'incompetente a una persona che non conoscete e che probabilmente è in Pausa o ha appena staccato, ma si è lo stesso fermata ad aiutarvi, solo perchè non può confermare se davvero in Etiopia fanno quella conferenza sul Caffè con TizioCaioFamoso alle 17. Esistono gli Info Point e i Volontari. Più una comodissima applicazione per gli Eventi. E gli aggiornamenti in tempo reale di Sala su Instagram.
  11. Se vi dico "Buongiorno", sarebbe una cosa estremamente carina non ricorrere a tecniche quali: a) Ignorarmi totalmente, senza manco guardarmi in faccia; b) Rispondere "Buongiorno un cazzo"; c) Dire "No no, guardiamo soltanto, veloci veloci" (WTF. Non sto cercando di vendere nulla, io).
  12. Quando chiedete "Ma l'uscita dov'è?", cercate di accettare la mia risposta come buona. Se vi dico che dovete prima passare al piano superiore e SOLO da lì accedere all'uscita, vuol dire che c'è un percorso obbligatorio. Come in tutti i Padiglioni. Non puntate febbrilmente il dito contro l'uscita di emergenza, in fare accusatorio. Chiamasi "D'Emergenza" o "Riservata" per una ragione. E magari evitate di rivolgermi sguardi d'odio, sbuffando e mandandomi in imprecisati Paesi.
  13. (alias 12-Bis) Se vi dico che non si può passare in un certo posto, non fatelo comunque con atteggiamento di sfida e un "Chissenefrega" allegato, perché anche se sono una versione in bianco e nero di Memole tenterò di riportarvi sulla retta via, prima che scavalchiate i divisori. Il karma è una brutta bestia e voi ne avrete presto una nuvola piena sopra la testa.
  14. Se non parlate l'Italiano e io non colgo subito (perchè non tutti hanno scritta in faccia la propria National ID), fatemelo capire PRIMA che io mi lanci in tutta una serie di spiegazioni contorte. Si accettano sguardi smarriti, cenni di diniego, saluti in altre lingue e segnali luminosi. Ancora non mi hanno consegnato la tavoletta per la selezione automatica della Lingua.
  15. Non venitemi a chiedere con fare furtivo "Ma vi pagano? Quanto vi pagano?", perchè non posso rispondere. Magari evitiamo anche commenti conditi di luoghi comuni sui giovani fancazzisti, a voce alta. Così, giusto per tenere moderata la pressione.
  16. Se siete appena entrati e avete già fretta al primo Padiglione, perchè "Abbiamo solo oggi e dobbiamo vedere tutto", io mi metterei già l'anima in pace e mi godrei la visita in tutta calma. In particolare se avete una certa età e lo sprint non è dalla vostra parte.
  17. Alcuni padiglioni sono più frequentati di altri, tanto che prevedono, a volte, dei biglietti gratuiti di prenotazione. In mancanza di essi, c'è la fila. I visitatori sono tanti, ergo è normale che ci sia sovraffollamento. Lo Staff vi fa aspettare per evitare calche e/o perchè è una visita guidata, i commenti offensivi e le sciorinate logorroiche su quanto sia per voi penoso rimanere in fila per cinque o dieci minuti non vi fanno guadagnare terreno, tanto meno delle medaglie.
  18. Sono un Dipendente. Diiiiipendente. Con necessità e voglia di lavorare. Non mi si può ritenere responsabile per le decisioni prese direttamente dal Comitato Expo o attaccarmi perchè ho deciso di partecipare "ad un evento deprecabile, su basi corrotte". Verrebbe da chiedervi perchè siete entrati, se avete una così alta considerazione del luogo e di ciò che rappresenta.
Questo ottadecalogo è ovviamente incompleto, però può già portare a una civile convivenza.
Perchè ho deciso di dirlo? Per lamentarmi?
Nope.
Per ricordarvi che io, insieme al resto dello Staff, pagato, stagista e volontario, sono qui per voi. Sto lavorando al vostro uso e servizio, per potervi permettere di vivere un'esperienza piacevole, non di certo per ostacolarvi. Il rispetto dovrebbe essere una priorità, in questo come nel resto dei contesti di vita quotidiani, unitamente a virtù quali la pazienza e la comprensione. 
Inoltre, sto lavorando anche per me stessa. Perchè voglio fare esperienza, interfacciarmi con un pubblico e approfittare di quest'occasione per crescere professionalmente e personalmente. Perchè, nonostante il calvario dei colloqui, le delusioni, il trasferimento quasi immediato con espiantazione da casa a luoghi sconosciuti, le incertezze contrattuali e tutte le fatiche, sono grata di essere dove sono.
Non pretendo mi stendiate un tappeto rosso davanti, ma che almeno mi si ritenga un essere umano, impegnato a lavorare e non a divertirmi (anche se, per fortuna, a volte le due azioni vanno di pari passo).

Peace and Love <3

martedì 9 dicembre 2014

"Not a Monologue", or "A Dialogue with myself"

Quando si rimugina per troppo tempo sul da farsi o si procrastinano gli impegni all'infinito, è naturale trovarsi in una posizione di conflitto.
Nel mio caso, tuttavia, devo ancora capire perchè mi trovi ad avere ospiti indesiderati in camera ogni qual volta stia passando un periodo di crisi. Come se già non avessi evidenti problemi con l'Universo.

*Rimane davanti alla porta per qualche secondo, prima di entrare nella stanza*
- (tono esasperato) Non puoi essere di nuovo qua.
*la figura si rotola sulla schiena, per portarsi a pancia in giù sul letto che ha occupato*
 A me pare di sì. (sorride sorniona, puntellandosi coi gomiti sulla trapunta)
- No, invece. Gli accordi erano che te ne saresti stata buona buona all'incrocio tra il Plöck e Sophienstrasse.
 Evidentemente sono decaduti i termini contrattuali.
- Oh, non ci provare!
 Ci ho già provato e ci sono riuscita. Problems?
- Tanti problems. Soprattutto visto che sei una proiezione...
 ...Mentale del tuo io digitale?
- SHUSH! Una proiezione di me stessa, solo con 20 chili in meno e molta più presunzione!
 Se lo dici tu. (fa spallucce) Ti ricordo che le mie caratteristiche sono uguali alle tue. Eccetto l'avvenenza, quella è farina del mio sacco, ovvero della tua testa.
*Lara si massaggia le tempie, guardando l'Altra in tralice e sedendosi a cavalcioni della sedia accostata alla scrivania*
- Ascolta, capisco che noi si abbia avuto delle divergenze e che tu ritenga opportuno porre rimedio a ogni singolo dettaglio della mia vita, per ripicca o meno che sia...
 Stavolta ti ho anche fatto uno schemino. (solleva un foglio pieno di appunti e diagrammi)
- (prende un profondo respiro) ...Ed è molto premuroso da parte tua, lo apprezzo. Ma potresti evitare di comparire quando avrei altre cose da fare?
 Ti devo ricordare che fai tutto da sola e che, tecnicamente, i sintomi di questo comportamento sono associabili alla schizofrenia?
- Quel che è. Sparisci e basta, prenditi una vacanza, vatti a fare un giro su tutti quei mondi che ci siamo create assieme, scrivi post inutili sul web, infesta Tumblr. Come ti pare. Basta che mi lasci in pace, una buona volta.
*L'Altra inclina la testa, pensierosa, sospirando e annuendo mentre contempla il soffitto*
 Naaah. Passo. Perseguitarti è divertente!
- Ci avrei giurato.
 A tal proposito, che ne è della Questione Universitaria?
- Potresti essere un po' più specifica?
 Ma lo sono stata. LA Questione.
- Ah. Quella.
 Ah-ha.
- Sì. Beh, ecco, è annullata.
 Molto maturo da parte tua.
- Senti, ho passato un anno in Germania, manca un esame e poi di finire la Tesi. Mi pare un po' tardi, ormai.
 Certo. Come no.
- Non è che qualcuno mi abbia obbligata.
 Ovviamente. E dell'esame di domenica che mi dici?
- Sul serio? Cerchi per caso di farmi venire più dubbi di quanti già ne abbia?
 Mbeh, che ti aspettavi.
- Quell'esame è andato e neanche male, direi.
 Disse lei basandosi sul Potere della Botta di Culo, per gli amici PBC.
- Oh, piantala! Le cose le ho capite, è quello l'importante!
 Com'è importante rispettare le scadenze che ci si prefigge.
- Ti prego, no.
 Sì, invece. A Settembre pensavi di aver già finito con la tesi, a quest'ora. E invece stai ancora lavorando al primo capitolo.
- E' stato un periodo difficile.
 Lo è stato per tutti, non tirarti fuori solo perchè negli ultimi mesi non vedi altri che te stessa,
- Questo non è vero.
 Ah no? Quanto hai legato con i ragazzi del tuo gruppo? O gli educatori?
- Ci sto lavorando, dovresti smetterla di farmi pressione. Non è che rimedio dall'oggi al domani.
 Se ci aggiungo anche altri rapporti interpersonali, mi rispondi allo stesso modo?
- Dio, ma tu non ti stanchi mai.
 Mi ricarico sulla tua ansia, che ci vuoi fare.
- Anche lì ci sto lavorando, ma mi pare di esser messa bene con gli amici.
 Ma certo. Sei stata apertissima e disponibilissima, in fondo.
- Avverto una nota di sarcasmo, ma non vedo i sarcasmini fluttuarti attorno.
 Sì, scusa, avrei dovuto dirti che si sono presi una settimana di pausa.
- Una settimana?! e io che faccio?
 Affari tuoi, io ce l'ho come impostazione di default.
- Se l'hai tu, dovrò averlo pure io da qualche parte.
 Sì, ma senza i sarcasmini la vedo dura accederci.
- Bbboia vacca.
 Piccola Scaricatrice di Porto, non deviare dagli argomenti importanti. Non mi riferivo solo agli amici.
- Non ti riferisci mai solo a loro.
 Sarebbe troppo comodo non stuzzicarti a riguardo.
- Sorvoliamo.
 Certo, sorvoliamo e osserviamo il panorama.
- Altra me, NO.
 Essì. Ti dovrai pur decidere, una buona volta, per chiarire i tuoi sentimenti.
- Nope.
 Guarda che a sfogarti sul cibo e fingere di disinteressarti non risolvi nulla.
- La cioccolata mi ama, almeno.
 Ma ti amo anch'io!
- Balle.
 Sei tu che non credi di potermi amare.
- Non sono Narciso.
 Ti sarebbe utile, invece, L'amor proprio è una gran cosa, senza arrivare a casi Coxiani si intende.
- Stai iniziando a citare Scrubs? Mi pare che l'ultima volta avessi fatto mille storie per intimarmi a smetterla.
 Che ci vuoi fare, sono pur sempre te!
- Non ci capisco più nulla.
 Perchè continui a sviare dagli argomenti topici di questo conflitto interiore antropomorfizzato. La questione è: quanto e come vuoi essere felice?
- Una domanda cui si può rispondere in maniera assolutamente univoca.
 Fai la seria.
- Te non lo sei.
 Io sono sempre seria, solo che uso chiavi espressive diverse dalle tue.
- Fai troppe domande, altro che chiavi espressive.
 Che male c'è?
- In cosa?
 Nelle domande.
- La loro stessa natura è un problema. L'esistenza delle domande esistenziali e di vita è un problema. TU sei un problema.
 Perchè?
- No, pure i perchè no, adesso.
 Why not?
- Perchè no, Perchè non voglio.
 ...Perchè?
- Perchè evitare di pensare posticipa il problema permettendomi di concentrarmi su altro.
 Perchè dovresti pensare ad altro?
- Perchè ne uscirei matta.
 Perchè? Sono fatti normali, di vita. Credi che gli altri ne siano esenti?
- No, certo che no, ma devo pur pensare alla mia salvaguardia.
 Ma se sei qui di fronte a me, vuol dire che non stai ottenendo dei risultati soddisfacenti, con questa tecnica.
- Touché.
*Lara si sdraia sul letto assieme all'Altra*
- Non posso semplicemente rimandare?
 In questo modo, mi costringi a ripresentarmi più spesso, però.
- Chissà. Magari sto bene così.
 Allora mi vuoi almeno un po' bene.
- Appena. Ma non montarti la testa.

- 'Till the next time -