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venerdì 30 novembre 2012

Taking a manners' course, maybe?

(Nota: scritto in treno, sul blocco note, con l'aria condizionata. Fredda. Con 8 gradi fuori. Mmmaporcap...aletta)

L'Università è un locus amoenus, per discussioni e companatico. La norma è che si propongano argomentazioni di classe riguardo a questo o quel tema; si tratta di una basilare esperienza democratica necessaria, utile a farsi largo nel mondo sia che il topic verta sui comportamenti sociali, su un'espressione qualunque, un problema economico o che altro.
Ripeto, democratica.

Image by Kertong
('sti gatti che si azzittiscono l'un l'altro mi ammansiscono) 
Premetto che io sono parecchio restia ad accendermi troppo in luogo pubblico, principalmente perchè sono reduce da scontri casalinghi in cui do il peggio di me. Indi per cui, normalmente risulto piuttosto remissiva e poco incline ad esprimermi del tutto. Nel caso in cui intenda spiegarmi meglio, tento un approccio diplomatico e/o civile, in linguaggio e atteggiamenti.
Io rispetto la tua opinione a prescindere, finché tu rispetti la mia. Dopo, non assicuro.


Quindi, mi iniziano a girare le ovaie se mi si para davanti qualcuno che palesa una presa di posizione che di civile ha ben poco oppure parla sopra ad altri. Figurarsi qualcuno con un modo di fare che ha del supponente e manco mi conosce.
Cosa sono io, cacca?
Una cosa è essere onesti e straightforward, senza poterci far nulla, come anche cercare di mediare il discorso dando comunque il proprio parere. Un'altra è fare lo strafottente o mettersi un gradino più sopra degli altri, pur sapendo di remare sulla stessa nave.

Dillo, che vuoi che ti perseguiti.
Dillo, che vuoi i sorci verdi.
Oh, se te li faccio vedere! Ma in modo più civile, tesoro, perché il mio peggio l'ho già dato. Anche se un giro di boxe me lo farei.

Fasssssstidio.

Nota: Senza scordare che negli ultimi dì ho avuto a che fare con così tanto maschilismo da averne la nausea. Ma questo credo sia un altro discorso.

lunedì 26 novembre 2012

Morfeo, gli osservatori Latino-americani e 'sto maledetto mese

Nel corso di un Novembre che si sta rivelando alquanto insidioso, riemergo, finalmente riemergo con un post!
Voglio esordire asserendo e dichiarando ivi stante che ho sonno. Ma non il "oh, si fa sera, mi devo alzar presto, Morfeo cullami" genere di sonno. Piuttosto direi la stanchezza derivata dall'aver dormito poco e male, con una giornatina che doveva essere a base di lezione + studiostudiostudio, con previsione di - ve lo immaginereste mai? - quattro lezioni e ancora studio il dì a seguire. Da uscir di casa alle 6.30 e rientrare alle 21.30, Trenitalia permettendo.
Martedì nero. Odio i martedì. E i lunedì, per principio.

Image by Paci.Mau
Oggi inoltre sono stata partecipe di taluni peculiari avvenimenti. In primis, al momento di prendere borsa, cappotto e companatico per migrare da tale amata biblioteca, son stata talmente rimbecillita da aver completamente scordato sopra il tavolo da studio il dizionario elettronico (pagato fior di soldini, N.d.me), altrimenti noto come "ancora di salvezza per orientalisti". Assenza di cui mi son resa conto quando il treno era a Mestre. Fortuna ha voluto che una mia amica fosse ancora là in giro per recuperare il wasuremono, non senza un attributo a me rivolto che ora non rammento (ma la cui natura dimostra il suo affetto per moi, ovviamente).

L'epopea via rotaie nel frattempo è proseguita.
Serve fare una premessa.
Causa cambio mobilia per le due camere principali nella sezione di casa abitata da fratello&famiglia, siamo tutti accampati allegramente nella zona abitata da me&genitori, di notte qualcuno accampato in sala, qualcuno in cucina, qualcuno nel letto vuoto accanto al mio.
In quest'ultimo, è stato piazzato il nipotoso, giustamente, per ottimizzare gli spazi. Io, quindi, sto affinando le mie tecniche ninja notturne per far meno rumore possibile, al risveglio come al coricarsi. Anche ora, dovrebbe dormire dietro di me, ma presumo mi stia fissando. Ama fissare. Comunque.
Dopo il mio rientro a casa ad un orario decente (mezzanotte?) e le mie funamboliche acrobazie organizzative pro combo notte + mattina-da-sveglia-con-le-galline, quando finalmente mi sono adagiata sul cuscino tanto adorato, il pargolo ha deciso in primis di fissarmi mezzo intontito (crede che non me ne sia accorta), per poi ripiombare tra le braccia del dio del sonno con russatine e tossicchiare da mezzo-raffreddato.
Va beh, ci può stare. Son abituata quando dormo con mamma.
Nell'istante migliore per dormire, ormai in salvo da fissaggi e raschi di gola, stavo per dar l'ultimo sbadiglio che accompagna il dormiveglia pre-nanna quando il nipote decide di mangiare.
Proprio così. Senza cibo nè nulla, eh, ma con masticazione, salivazione, deglutizione e tutto il corollario, roba che neanche i versi di cortesia tradizionale giapponese. Un concerto da far saltare i nervi. E via così per non so quanto, facendomi restar sveglia più del dovuto.
Dopodichè, cessata la cacofonia, devo aver atteso un po' e poi dormito per un paio d'ore.
Alle 3.14 (ho guardato la sveglia), sento un mumbling (in italiano non rende) che mi impedisce di continuare qualsiasi sogno che non avrei mai ricordato. Ho il sonno leggero, sì.
E ovviamente, conclusa la chiacchierata incomprensibile, via di ulteriori scorpacciate d'aria, con digestione decisamente lunga. Ripreso a sonnecchiare malamente dopo un pezzo, di certo non prima delle 4 (altra occhiata disperata alla sveglia).
Giù dalle brande alle 6 meno un quarto.
*mantra* Glivogliobenesonosoloduenottiaaargh *mantra*

Perfetto. Dopo questa tediosa antifona, aggiungo che mi sono appisolata in treno già all'andata, ho rischiato di crollare in classe e in aula studio, muovendomi su e giù per i ponti principalmente per inerzia.
Quindi, mi pare comprensibile che, con il dizionario in mani affidabili e l'ansia svanita, fossi lì lì per scemare pure al ritorno.
A Mestre sono saliti due Latino-americani, da quanto ho percepito Dominicani.
Io me ne sono abbastanza fregata, se devo esser sincera, avevo le cuffie su a un volume moderato - scarsa batteria - e nessuna voglia di intromettermi in discorsi vari.
Difatti non son stata coinvolta direttamente. Tuttavia, nel rintontimento, ho captato diverse frasi con me per soggetto o qualcosa che mi apparteneva come indirizzo dell'attenzione di coppia, in particolare della donna davanti a me. Il tutto in spagnolo.
Ora, d'accordo, si commenta di tutto oggidì, magari non proprio davanti alla persona in questione, se è una benemerita sconosciuta, pur mezza addormentata. Ma il fatto che tu stia parlando in spagnolo non mi impedisce di comprenderti.
Italiano è molto simile a Spagnolo, entiende? *tant'è che diversi anglofoni ci ritengono interscambiabili*
Non mi serve averlo studiato per averne una comprensione base, considerato pure che il dialetto veneto ha molte accezioni che ricordano espressioni ispaniche. Inoltre, ho sempre avuto un orecchio particolare per le lingue europee (modesta), arrivando a capire anche conversazioni semplici in romeno, pur non parlandolo.

Con ciò ovviamente non voglio andar contro a nessuno. Ma a prescindere, le persone che mi prendono spudoratamente ad oggetto di osservazione nei momenti meno opportuni mi stanno sulle balle che non ho. Soprattutto se ti sento, sono qui davanti, porca puttana.
Al che mentalmente mi è partito un dialogo, perché per rispondere o guardar male non avevo nè forza, nè voglia:

- Sì, mi sto appisolando in treno, cara. Sì, si sta discretamente comodi, non ti sembra solo.
- No, non si chiamano Nagaiki questi che ho appesi alle orecchie. Sono orecchini a forma di Onigiri, tesoro, sì. Il Nagaiki credo sia una tecnica di massaggio Shiatsu. Quello che vorrei io ora. No, non mi imbarazzano le mie scelte estetiche, non li porto per far piacere agli altri. E no, col cazzo che puoi scattarci una foto, quasiquasi.
- Sì, ho un cellulare scorrevole, di quelli con la tastierina di cui tu stai imitando il gesto. Se lo vuoi comprare, checosamene? Basta che non approfitti di qualsiasi cosa faccio io.
- No, non devo scendere solo perché ho tirato su la borsa. E' che ci hai cacciato sei o sette volte sopra i tacchi impolverati in modo impietoso e dentro avrei cose che mi servono.
- No, non mi rovino l'udito con le cuffie. Se vuoi prendertele ma hai paura che ti diano fastidio, cacchi tua.

E poi sarei io ad essere fastidiosa.
Acidità poco volatile. Stress. Più o meno come la comitiva logorroica di ritorno dalla Giornata della Laurea.
No, ora un esempio è lecito:

- Papà, ma dai che devi passare a Vodafone che è vantaggioso, dai che devi passare, devi passare ti dico, ma sai che ti conviene, è davvero vantaggioso, ti conviene, costa poco, poco eh, ci sono anche io, dai passa, papà, cosa aspetti, passa che poi ti conviene di più... *etcetc, sempre uguale + sorella a dare manforte*
(conversazione di una neo-laureata, evidentemente lesa, farei notare)

Questo solo l'inizio. Io e i miei abbiamo appurato come fosse l'intera famiglia così - buon sangue, deh - il che ci è valso un tragitto in compagnia di quindici persone che hanno passato il tempo continuando a ripetere le stesse cose, le stesse, incessanti, inutili, velleitarissime (si dirà?) cose, da bocche diverse. Commentando che:
"Sì, stiamo passando questa stazione, ma abbiamo già passato questa stazione? si che abbiamo passato questa stazione! Ma no, che questa stazione non è quella prima, ma quella che era prima l'abbiamo già passata? Ma no che non abbiamo passato quella prima! allora non siamo a questa stazione, siamo a quella stazione. Ma quand'è che arriviamo a quella stazione? la stazione era diversa! ma è quello che le fa tutte? ma per tutte intendono tuttetutte? Ma tutte tutte tutte significa tutte anche quelle che tutte non sembrano? ma tutte tutte tutte significa che salta le principali? ma se le fa tuttetuttetutte.."

Crissssstoforo Colombo, gioca ad Angry Birds sul telefono piuttosto. O dormi come il nonno tuo cerca di fare ogni volta che gli rompi le balle, pur vedendo che è esausto.
Sono io? Sono io ad essere sbagliata?? No, ditemelo, vi prego. Sono stressante pure io, quando mi ci metto, ma non credo a tal punto così... Così.
Perchè? 


P.S.: tanto per ridere, domenica ho un esame di certificazione linguistica che probabilmente cannerò. Sì, di domenica. All'Una. Sono Pazzi, Questi Giapponesi.

martedì 29 maggio 2012

Vultures Pret-a-porter, a.k.a. "La Coerenza dello Sciacallo 2.0"

(Titolo ripreso da QUESTO post)

Ebbene, in chiusura dell'ennesima finestra di esami, arrivo anche io a commentare un tema caaaaldo e piuttosto in movimento. Alias, il Terremoto. Già. Fantasia portami via.
Avevo pensato di fare direttamente un video in proposito, ma preferisco scrivere le mie opinioni di getto qui. Nonostante non sappia ancora come esprimermi, in proposito. Credo di avere un po' di idee, in compenso. Sarà un lungo post.

Iniziamo col dire che, per quanto riguarda la sottoscritta, non ho sentito la scossa di stamattina, dalla mia postazione veneta, a differenza di altri miei compaesani. Confido che sia da ringraziare il mio Water, a quanto pare più antisismico di quanto non lo sia stato il letto la mattina del 20. Difatti, nove dì or sono la sottoscritta è balzata in piedi alle 4.04 del mattino convinta di essere preda di allucinazioni da fase Rem, mentre le sponde del mio giaciglio sobbalzavano e oscillavano al ritmo del lampadario - che per cronaca ha smesso di muoversi dopo mezz'ora, per poi farmi da strumento di rilevazione nelle successive tre ore.
Scopro poco fa che il nuovo sisma ha mietuto, purtroppo, nuove vittime in zona Modena, già colpita e messa a dura prova con i danni aggravati. Vedo anche parecchie foto in giro, oltre a innumerevoli status sui vari Social Network di turno. Più i primi articoli, alcuni per il soccorso, alcuni di testate giornalistiche che sfruttano l'informazione online per aggiornarsi più di quanto non farebbero da sole.

Ora, analizziamo i fatti.
La gente si rifugia su Twitter, Facebook ed Instagram per condividere i momenti pre-durante-post terremoto, cercando di approfittare della funzionalità del loro "essere social" per condividere quanto più possibile, fattore di cui come già detto approfittano i giornali per le proprie news "ufficiali".
Scandalo, ridicolo! Ohibò, Repubblica e Corriere pubblicano foto messe a casaccio online da gente che invece di urlare disperata e salvarsi dal cataclisma ha preferito aggiornare gli status e fare foto "artistiche"!
Vi immaginate le polemiche nate riguardo al punto in cui sia arrivata l'influenza delle piattaforme online sul nostro agire? Ne sono nate a go go. Figuriamoci quando qualche buontempone (per evitare di dare altri attributi) ha creduto bene di far del sarcasmo e sfruttare l'onda per pubblicizzarsi. Del tipo "Stanco delle scosse?? Fuggi ai Caraibi, per te oggi prezzi vantaggiosi!", oppure "Vuoi stare in un posto sicuro e da sogno al contempo? Rifugiati dal sisma all'Hotel Babbalopotto, vista mare e solo onde d'acqua!".
Andiamo. Così rendono la critica fin troppo facile, ammettiamolo.
Infatti, in molti abboccano prontamente all'amo, facendo pubblicità - non tanto positiva, ma pur sempre tale - a suddetti enti. Era capitata una cosa del genere anche il 20, con alcuni personaggi noti che avevano fatto battutone piuttosto fuori luogo. Sono provocazioni quasi fatte ad hoc, ma pare che ancora la gente questo non lo colga e preferisca andar dritta per la sua strada.

Perché sì, nel bel mezzo di un'emergenza la prima cosa a cui la gente d'oggi finisce per pensare è darne un riscontro sul web. Tuttavia, reputo insensato indignarsi per una cosa del genere, appigliandosi a questioni che non c'entrano granché con i problemi in atto.
Image by Richard Parker
Infatti, ci sono anche stati blog "d'informazione" - credo, almeno, si definiscano così - che hanno voluto enfatizzare un supposto nonsense in tutto questo meccanismo, arrivando anche a chiedere "Ma che puoi fare condividendo una cosa, renderla virale, farti figo, essere spudoratamente plateale?".
Se dovessi risponder loro personalmente, saprei che dire: certo che sì.
Forse ancora qualcuno non vuole vedere cosa i Social Network sono diventati. Che lo si voglia ammettere o meno, sono la piattaforma di comunicazione futura. Davvero è sbagliato pubblicare una foto delle macerie di un edificio storico crollato? E soprattutto, sbagliato in base a quali parametri, quali modelli, quali opinioni?

La società contemporanea basa una grossa porzione della propria esistenza sui rapporti telematici, questo è un dato di fatto; ciò ha sia risvolti positivi che negativi. Scommetto che di negativi ne potete evidenziare diversi anche da soli, soprattutto dal punto di vista umano e relazionale. Dall'altro lato, abbiamo invece una comunicazione variegata, con moltissime interpretazioni, che pur non essendo mai accurata all'inizio si rende utile sotto molti punti d'osservazione. Internet promuove la libertà espressiva, pur sottoponendola a influenze opinabili, e direi che questo è un grande traguardo per il nuovo millennio, con ampissime possibilità di sviluppo. Grazie ad esso, si può aver accesso a un database immenso di nozioni di qualsiasi genere ed estrazione.
Ciò non vuole assolutamente dire che sia una cosa rosa e fiori, come ogni argomento che vi possa saltare in mente - e come ho già detto - c'è sempre un risvolto della medaglia.

Nel caso specifico del terremoto in Emilia Romagna, con scosse in tutto il Nord, lo Tsunami di post e notizie personali comparsi sul web ha stupito. Non me, ma molti sì.
Io non mi ritengo sorpresa da questo riscontro. Lo dirò senza tanti fronzoli, ho postato anche io degli status sul terremoto, domenica scorsa, appunto perché sono stata colta nel bel mezzo del sonno come molti altri.
Il motivo di tutto ciò?
Si è attivato un meccanismo piuttosto semplice, a mio avviso.
Primo - ondata generale di panico, alimentato dal provare forse per la prima volta qualcosa a noi sconosciuto. Si teme sempre quel che ancora non si conosce, non lo dicono solo nei film.
Secondo - se una persona non è particolarmente ansiosa, una volta passato l'attimo riprende con calma il proprio iter; se invece lo è, il discorso si complica e la ripresa delle attività regolari verrà ritardata.
Terzo - la persona ansiosa finirà con il cercare qualche punto fermo, qualcosa che possa ritenere sicuro e ordinario per dare a sé stessa un sentore di tranquillità, facendo scendere l'agitazione.

Siamo onesti, quale cosa più ordinaria esiste, ormai, che non sia social?
Tutti gli interventi online, fonti ufficiali a parte, hanno costituito un grosso database di persone che cercavano qualcuno con cui condividere le proprie ansie, i propri timori, anche banalizzando o ridicolizzando la cosa. Uscendo per strada, si può ottenere in parte ciò, non dico altrimenti. Ma anche internet è un buon maniglione antipanico.
Il social è familiare, il social è sicurezza. Fa venire i brividi, per un certo verso, ma ahimè, ormai è così.
Esiste tuttavia chi prova appunto a puntare il dito a tutti i costi verso questi eventi, da ritenere secondo lui/lei/loro "scandalosi". La mia domanda è: questi individui credono di essere al di sopra di tutto? Non si rendono conto di far parte loro stessi, così facendo, del giro, soprattutto visto e considerato che per le loro critiche vanno online e sui social stessi? Non pensano così di entrare nella cerchia degli "sciacalli" di turno, come amano definirli? I media sono sciacalli, le persone che scattano foto amatoriali sono sciacalli, la gente che si dispera online fa l'effetto bimbominkia-sciacallo, chi critica senza sapere è sciacallo, il mio vicino mezzo sordo che secondo le statistiche usa internet ma se dico "modem" mi guarda storto è sciacallo...
Tutti canidi, qui.

Loro no, eh. Loro assolutamente mai potrebbero essere tali. Loro si indignano. Loro sono bravi.
Indignati per cosa, per una foto che documenta un fatto di cronaca? Indignati per uno dei sistemi più aperti all'opinione? Perché indignarsi è tanto di moda quanto ormai lo sono i Social, quindi se non ti indigni ti tolgo dai contatti o ti banno dalla pagina?
Siate onesti con voi stessi, amici commentatori, e almeno ammettete di essere un po' incoerenti. Giusto un po'.
In fondo, mi sto aggiungendo anche io alla vostra schiera, quindi vi posso capire.
Ma per favore, fate fare i finti moralisti a qualcun altro.