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venerdì 30 novembre 2012

Taking a manners' course, maybe?

(Nota: scritto in treno, sul blocco note, con l'aria condizionata. Fredda. Con 8 gradi fuori. Mmmaporcap...aletta)

L'Università è un locus amoenus, per discussioni e companatico. La norma è che si propongano argomentazioni di classe riguardo a questo o quel tema; si tratta di una basilare esperienza democratica necessaria, utile a farsi largo nel mondo sia che il topic verta sui comportamenti sociali, su un'espressione qualunque, un problema economico o che altro.
Ripeto, democratica.

Image by Kertong
('sti gatti che si azzittiscono l'un l'altro mi ammansiscono) 
Premetto che io sono parecchio restia ad accendermi troppo in luogo pubblico, principalmente perchè sono reduce da scontri casalinghi in cui do il peggio di me. Indi per cui, normalmente risulto piuttosto remissiva e poco incline ad esprimermi del tutto. Nel caso in cui intenda spiegarmi meglio, tento un approccio diplomatico e/o civile, in linguaggio e atteggiamenti.
Io rispetto la tua opinione a prescindere, finché tu rispetti la mia. Dopo, non assicuro.


Quindi, mi iniziano a girare le ovaie se mi si para davanti qualcuno che palesa una presa di posizione che di civile ha ben poco oppure parla sopra ad altri. Figurarsi qualcuno con un modo di fare che ha del supponente e manco mi conosce.
Cosa sono io, cacca?
Una cosa è essere onesti e straightforward, senza poterci far nulla, come anche cercare di mediare il discorso dando comunque il proprio parere. Un'altra è fare lo strafottente o mettersi un gradino più sopra degli altri, pur sapendo di remare sulla stessa nave.

Dillo, che vuoi che ti perseguiti.
Dillo, che vuoi i sorci verdi.
Oh, se te li faccio vedere! Ma in modo più civile, tesoro, perché il mio peggio l'ho già dato. Anche se un giro di boxe me lo farei.

Fasssssstidio.

Nota: Senza scordare che negli ultimi dì ho avuto a che fare con così tanto maschilismo da averne la nausea. Ma questo credo sia un altro discorso.

lunedì 26 novembre 2012

Morfeo, gli osservatori Latino-americani e 'sto maledetto mese

Nel corso di un Novembre che si sta rivelando alquanto insidioso, riemergo, finalmente riemergo con un post!
Voglio esordire asserendo e dichiarando ivi stante che ho sonno. Ma non il "oh, si fa sera, mi devo alzar presto, Morfeo cullami" genere di sonno. Piuttosto direi la stanchezza derivata dall'aver dormito poco e male, con una giornatina che doveva essere a base di lezione + studiostudiostudio, con previsione di - ve lo immaginereste mai? - quattro lezioni e ancora studio il dì a seguire. Da uscir di casa alle 6.30 e rientrare alle 21.30, Trenitalia permettendo.
Martedì nero. Odio i martedì. E i lunedì, per principio.

Image by Paci.Mau
Oggi inoltre sono stata partecipe di taluni peculiari avvenimenti. In primis, al momento di prendere borsa, cappotto e companatico per migrare da tale amata biblioteca, son stata talmente rimbecillita da aver completamente scordato sopra il tavolo da studio il dizionario elettronico (pagato fior di soldini, N.d.me), altrimenti noto come "ancora di salvezza per orientalisti". Assenza di cui mi son resa conto quando il treno era a Mestre. Fortuna ha voluto che una mia amica fosse ancora là in giro per recuperare il wasuremono, non senza un attributo a me rivolto che ora non rammento (ma la cui natura dimostra il suo affetto per moi, ovviamente).

L'epopea via rotaie nel frattempo è proseguita.
Serve fare una premessa.
Causa cambio mobilia per le due camere principali nella sezione di casa abitata da fratello&famiglia, siamo tutti accampati allegramente nella zona abitata da me&genitori, di notte qualcuno accampato in sala, qualcuno in cucina, qualcuno nel letto vuoto accanto al mio.
In quest'ultimo, è stato piazzato il nipotoso, giustamente, per ottimizzare gli spazi. Io, quindi, sto affinando le mie tecniche ninja notturne per far meno rumore possibile, al risveglio come al coricarsi. Anche ora, dovrebbe dormire dietro di me, ma presumo mi stia fissando. Ama fissare. Comunque.
Dopo il mio rientro a casa ad un orario decente (mezzanotte?) e le mie funamboliche acrobazie organizzative pro combo notte + mattina-da-sveglia-con-le-galline, quando finalmente mi sono adagiata sul cuscino tanto adorato, il pargolo ha deciso in primis di fissarmi mezzo intontito (crede che non me ne sia accorta), per poi ripiombare tra le braccia del dio del sonno con russatine e tossicchiare da mezzo-raffreddato.
Va beh, ci può stare. Son abituata quando dormo con mamma.
Nell'istante migliore per dormire, ormai in salvo da fissaggi e raschi di gola, stavo per dar l'ultimo sbadiglio che accompagna il dormiveglia pre-nanna quando il nipote decide di mangiare.
Proprio così. Senza cibo nè nulla, eh, ma con masticazione, salivazione, deglutizione e tutto il corollario, roba che neanche i versi di cortesia tradizionale giapponese. Un concerto da far saltare i nervi. E via così per non so quanto, facendomi restar sveglia più del dovuto.
Dopodichè, cessata la cacofonia, devo aver atteso un po' e poi dormito per un paio d'ore.
Alle 3.14 (ho guardato la sveglia), sento un mumbling (in italiano non rende) che mi impedisce di continuare qualsiasi sogno che non avrei mai ricordato. Ho il sonno leggero, sì.
E ovviamente, conclusa la chiacchierata incomprensibile, via di ulteriori scorpacciate d'aria, con digestione decisamente lunga. Ripreso a sonnecchiare malamente dopo un pezzo, di certo non prima delle 4 (altra occhiata disperata alla sveglia).
Giù dalle brande alle 6 meno un quarto.
*mantra* Glivogliobenesonosoloduenottiaaargh *mantra*

Perfetto. Dopo questa tediosa antifona, aggiungo che mi sono appisolata in treno già all'andata, ho rischiato di crollare in classe e in aula studio, muovendomi su e giù per i ponti principalmente per inerzia.
Quindi, mi pare comprensibile che, con il dizionario in mani affidabili e l'ansia svanita, fossi lì lì per scemare pure al ritorno.
A Mestre sono saliti due Latino-americani, da quanto ho percepito Dominicani.
Io me ne sono abbastanza fregata, se devo esser sincera, avevo le cuffie su a un volume moderato - scarsa batteria - e nessuna voglia di intromettermi in discorsi vari.
Difatti non son stata coinvolta direttamente. Tuttavia, nel rintontimento, ho captato diverse frasi con me per soggetto o qualcosa che mi apparteneva come indirizzo dell'attenzione di coppia, in particolare della donna davanti a me. Il tutto in spagnolo.
Ora, d'accordo, si commenta di tutto oggidì, magari non proprio davanti alla persona in questione, se è una benemerita sconosciuta, pur mezza addormentata. Ma il fatto che tu stia parlando in spagnolo non mi impedisce di comprenderti.
Italiano è molto simile a Spagnolo, entiende? *tant'è che diversi anglofoni ci ritengono interscambiabili*
Non mi serve averlo studiato per averne una comprensione base, considerato pure che il dialetto veneto ha molte accezioni che ricordano espressioni ispaniche. Inoltre, ho sempre avuto un orecchio particolare per le lingue europee (modesta), arrivando a capire anche conversazioni semplici in romeno, pur non parlandolo.

Con ciò ovviamente non voglio andar contro a nessuno. Ma a prescindere, le persone che mi prendono spudoratamente ad oggetto di osservazione nei momenti meno opportuni mi stanno sulle balle che non ho. Soprattutto se ti sento, sono qui davanti, porca puttana.
Al che mentalmente mi è partito un dialogo, perché per rispondere o guardar male non avevo nè forza, nè voglia:

- Sì, mi sto appisolando in treno, cara. Sì, si sta discretamente comodi, non ti sembra solo.
- No, non si chiamano Nagaiki questi che ho appesi alle orecchie. Sono orecchini a forma di Onigiri, tesoro, sì. Il Nagaiki credo sia una tecnica di massaggio Shiatsu. Quello che vorrei io ora. No, non mi imbarazzano le mie scelte estetiche, non li porto per far piacere agli altri. E no, col cazzo che puoi scattarci una foto, quasiquasi.
- Sì, ho un cellulare scorrevole, di quelli con la tastierina di cui tu stai imitando il gesto. Se lo vuoi comprare, checosamene? Basta che non approfitti di qualsiasi cosa faccio io.
- No, non devo scendere solo perché ho tirato su la borsa. E' che ci hai cacciato sei o sette volte sopra i tacchi impolverati in modo impietoso e dentro avrei cose che mi servono.
- No, non mi rovino l'udito con le cuffie. Se vuoi prendertele ma hai paura che ti diano fastidio, cacchi tua.

E poi sarei io ad essere fastidiosa.
Acidità poco volatile. Stress. Più o meno come la comitiva logorroica di ritorno dalla Giornata della Laurea.
No, ora un esempio è lecito:

- Papà, ma dai che devi passare a Vodafone che è vantaggioso, dai che devi passare, devi passare ti dico, ma sai che ti conviene, è davvero vantaggioso, ti conviene, costa poco, poco eh, ci sono anche io, dai passa, papà, cosa aspetti, passa che poi ti conviene di più... *etcetc, sempre uguale + sorella a dare manforte*
(conversazione di una neo-laureata, evidentemente lesa, farei notare)

Questo solo l'inizio. Io e i miei abbiamo appurato come fosse l'intera famiglia così - buon sangue, deh - il che ci è valso un tragitto in compagnia di quindici persone che hanno passato il tempo continuando a ripetere le stesse cose, le stesse, incessanti, inutili, velleitarissime (si dirà?) cose, da bocche diverse. Commentando che:
"Sì, stiamo passando questa stazione, ma abbiamo già passato questa stazione? si che abbiamo passato questa stazione! Ma no, che questa stazione non è quella prima, ma quella che era prima l'abbiamo già passata? Ma no che non abbiamo passato quella prima! allora non siamo a questa stazione, siamo a quella stazione. Ma quand'è che arriviamo a quella stazione? la stazione era diversa! ma è quello che le fa tutte? ma per tutte intendono tuttetutte? Ma tutte tutte tutte significa tutte anche quelle che tutte non sembrano? ma tutte tutte tutte significa che salta le principali? ma se le fa tuttetuttetutte.."

Crissssstoforo Colombo, gioca ad Angry Birds sul telefono piuttosto. O dormi come il nonno tuo cerca di fare ogni volta che gli rompi le balle, pur vedendo che è esausto.
Sono io? Sono io ad essere sbagliata?? No, ditemelo, vi prego. Sono stressante pure io, quando mi ci metto, ma non credo a tal punto così... Così.
Perchè? 


P.S.: tanto per ridere, domenica ho un esame di certificazione linguistica che probabilmente cannerò. Sì, di domenica. All'Una. Sono Pazzi, Questi Giapponesi.

sabato 10 novembre 2012

Dottoreggiando

Come far avvenire cose spiacevoli e insperate, parallelamente e/o al contempo?
Semplice. Iscrivetevi all'Università.

Sarò essenziale - davvero davvero, giuro - e andrò dritta agli avvenimenti.


Due giorni fa: Annuncio di possibile errore nel voto, di cui al post precedente, dovuto a una sbagliata comunicazione a monte dalla segreteria alla relatrice del massimo punteggio di tesi (che ovviamente ha coinvolto tuttituttitutti i suoi tutorati) + correzione verbale da un'insegnante giustamente alterata con suddetta segreteria + assenza comunicativa con gli studenti, che fanno tam-tam informativo tra loro per rendersi partecipi a vicenda dei lieti 3 punti mancanti in arrivo

Ieri: Staffetta tra segreterie + conferma del voto modificato, 102/110 al posto di 99 + conferma dei miei conti corretti e dell'evidente confusione mentale dei vari segretari nel dirmi cose strane e paranormali riguardo alla mia media e all'inventarsi punteggi

Oggi: Giorno della Laurea in Piazza San Marco, con previsioni burrascose ma tempo che ha retto, oltre a due mie piante podaliche provate da un azzardo taccoso + la voce suadente che ci annuncia + il Piero, perchè ormai lo si chiama con confidenza + commozioni varie, sotto molteplici prospettive psico-fisiche

Stasera: Pasticcini a sorpresa + bimbi + relacccs con "Yes Man" (niente male) + varie ed eventuali che è preferibile non considerare + #pensierofisso: "Un giorno. Solo un giorno, chiedevo."

Punto. Stop.
Fine.
Davvero.
Ma in ogni caso...
Viva noi!

giovedì 25 ottobre 2012

Brubabbaluppratt

Sì. Un mese e mezzo che non scrivo. Pazienza, ho altro a cui pensare. Se è per questo, è altrettanto che non sforno un video. A questo rimedio appena mi vien voglia di aprire un programma di editing non collaborante con il montaggio.
E inizio il post con un neologismo spuntato dalla cacofonia di voci del delirio puerile-nipotale. 

Ora.
Pensiamo.
Perchè oggi evidentemente non mi son già spremuta abbastanza le meningi - deve essere così, il mio QI deve alzarsi per comprendere i ragionamenti reconditi dietro questo.

Obiettivamente, 99 su 110 è un bel voto. In una scala decimale, corrisponde a un 9 spaccato. Su 100, a un 90, se la matematica non è un'opinione come Ca' Foscari crede. Stando tuttavia al periodo ipotetico appena puntato, mi girano un tantino le balle.
Secondo la Venetiarum Universitas, un 25,5 abbondante di media viene arrotondato per difetto.
Difetto.
D i f e t t o.
A parte che a prescindere una media ponderata non dovrebbe essere riportata in centodecimi con arrotondamenti. Secondo tale illustre logica, un 25 vale 91 punti, mentre un 26 ne vale 95.
Che i numeri 92, 93 e 94 vadano a cercarsi un altro lavoro precario, tanto sono inutili.
In ogni caso, se arrotondi, lo fai come siora Matematica comanda. Ovvero, le cifre con un 5 decimale abbondante (tendente al 6) vanno verso l'alto. Non puoi arrotondare solo a chi ha un 8 o un 9, pure storcendo il naso. Non puoi. Questo vuol dire voler solo incassare più soldi per evitare di far sconti di tasse dal 100 in su. Basta.
Ergo, mi sono trovata con un 91 immeritato. Più 2 di bonus, graziaddio. E 6 pieni di tesi, che vuol dire che forse - ma forse appena - il mazzo me lo son fatto comunque.

Non impreco solo perché sono stata occupata a tirar giù di tutto nel resto della giornata. In quanto, dato che ancora non l'ho detto, questa è stata solo la ciliegina. 
In realtà, la nottata-mattinata pareva essere iniziata bene.
Beata positività notturna.

Ero appena rientrata da una serata fuori - nonché dalla visione del film Hunger, che pur nell'intensità di trama e tematiche direi proprio che merita. Mi sono resa conto, appena rientrata, di esser rimasta con 5 euro in portafoglio. Quello era tutto l'ammontare delle mie finanze, letteralmente. Non ho un libretto bancario, non ho più soldi in prepagata, non ho nulla, fondamentalmente, se non vado a domandare ai miei. Che comunque non disturbo, visto che a giorni stanno peggio di me.
Comunque, fresca di ritorno, guardo la mail per controllare che un paio di cose siano arrivate. E mi trovo un messaggio dal responsabile per il team di volontari alla GMG 2013 di Rio de Janeiro.
Parentesi: Io alcuni mesi fa ho compilato il modulo di richiesta, convinta di mettermi in gioco pur con vaghissime speranze di uscirne selezionata. Ma pareva che le spese fossero a carico totale dell'organizzazione, quindi perchè non dare una chance a tutto?
Conclusione: Mi hanno effettivamente selezionata.
Esatto.
Ho la possibilità di andare come volontaria internazionale alla GMG di Rio. Per due settimane. Ma le spese coprono solo gli spostamenti, il vitto e l'alloggio in loco. Ad arrivare lì e al Kit del Volontario ci devo pensare io. Illusa, sono andata a dormire più contenta che altro.
Di nuovo sobria, nella mia veste quotidiana, mi sono resa conto del fatto che io non ho un soldo e che posso chiedere meno di zero ai miei, contate le tasse universitarie - più il fondo Giappone che fatica enormemente a venir fuori.
Obiettivo: trovare una cassaforte zeppa di quattrini. Perché deve esistere, da qualche parte, abbandonata in mio nome.

Aggiungiamo a questo anche qualche genialata del prof di strategic management - sì, corso in inglese; sì, essendo linguisti ci piglia per mezzi scemi e sì, accento inglese suo moooolto maccheronico.
Per lui, si può fare un progetto da esporre in gruppetti di 2-3 persone, oralmente, che pur non essendo obbligatorio è caldamente consigliato per tentare di raggiungere i voti dal 27 in su. E sinceramente, questo io lo vedo obbligatorio. Ma comunque, prima tale individuo ci dà tutto il tempo del mondo per organizzarci, dandoci spunti di analisi e di creazione dei contenuti indicativi. Poi, a man bassa, proprio oggi che io manco dice che le slides non modificabili dei progetti vanno inviate entro il 6 novembre.
Sei. Novembre.
Una settimana e mezza. Dieci giorni. Con un mezzo ponte e due weekend in mezzo, più corollari vari di impegni.
Oh, se vuole farsi voler male, oh, se è sadomaso!
In più, anche se ne aveva già accennato, annuncia un recupero triplo dalle 10.30 alle 15.30 questo sabato.
Sabato.
La logistica ha deliberato che Ca' Foscari farà qualsivogliaciccibiricoccola recupero il Sabato.
No, ma io non avevo impegni, eh. E manco fossero stati impegni leggeri- uno era per finire di organizzare il gruppo per le ragazze scatenate di domenica, che dovrò pure tenere da sola (aiuto, aiutoaiuto); uno per andare a trovare mia cugina rientrata dall'ospedale, con prospettive poco carine.
Più da qualche parte dovrei infilarci lo studio. E il sottotitolaggio "semi-professionale" richiesto da un'altra lezione.
Innanzitutto lo studio, visto che tra un mese ho un test di certificazione linguistica che è una bestia nera.
Ma è solo un pensiero.

Io...Io...Io...
AArrgh! *pffft*
Vado a lavarmi. Almeno non puzzerò.

mercoledì 29 agosto 2012

Archive-mode: ON

Partiamo col dire che mi sono trattenuta, ieri, dallo scrivere. Volevo sfatare il mito del martedì, precedentemente citato.
Indi per cui, procediamo con ciò che si sta sviluppando entro i miei personalissimi e quantomai solitari neuroni, sommersi da un'ondata di piena fatta di kanji e giapponesate varie. O almeno, dovrebbero esserlo.
Ad ognuno capitano periodi NO. Con la enne e la o maiuscole. Quelli in cui non si trova nulla che gira come dovrebbe, umore a parte - il suddetto, di suo, turnica fin troppo.

Esempio pratico: io in questo momento dovrei preparare non uno ma ben due esami di lingua, gli ultimi della triennale. Tali imprese mi vedranno impegnata martedì 4 (e qui spero bene che la produttività del martedì non m'abbandoni) negli scritti, per un totale di 4 ore e mezza consecutive - immaginatevi quanto stia ballonzolando dalla giuoia - , nonché il successivo giorno 5 (salvo prolungamento al 6, Dio non voglia) con gli orali, sperando di aver superato i primi - altrimenti, ciccia.
Ora, l'appello è alle 9 del mattino. Una goduria, considerato che il treno il quale da schedule comunemente dovrebbe arrivare entro un orario decente per portarmi a Venezia è, quasi sempre, in ritardo. Il che, per la sottoscritta, significa, per due mattine consecutive, se non tre, prendere il precedente treno poco dopo le 6, con capolinea a Santa Lucia per le 7.30 circa. Ergo, sveglia come minimo alle ore 4.30 (se non prima), dati i seguenti fattori onnipresenti:
- ansia pre-esame

- studio matto e disperatissimo, ridotto, dell'ultimo minuto, con occhiaie che la depressione del Mar Morto è nulla a confronto

- colazione a tea&coffee (quest'ultimo come new entry universitario-estiva)
- restauro in bagno per poter andare all'appello in condizioni quantomeno definibili come "accettabili", considerato il preesistente Barbon-style tipico da periodo-studio
- rituali di auto-convincimento per sconfiggere la tentazione di tornare ad appallottolarsi sotto le coperte, mandando a fancu a quel paese Università e affini
- recupero dell'auto con concerto di galli ultra-mattinieri e tragitto fin in stazione

Ovviamente, questa è l'opzione con biglietti già acquistati il giorno precedente. Anche perché, con lo sportello non ancora aperto, nonché bar ed edicola chiusi per turno, più controllori di pessimo umore vista la levataccia, sarebbe un azzardo poco intelligente.,
Si capisce che, con questa bella prospettiva, anche le migliori intenzioni finiscano per frantumarsi. Aggiungiamoci anche pensieri d'altra sorta e la preparazione agli esami sarà frammentata peggio del mio sonno sotto stress - ho una media di due-tre ore filate a notte, da aggiungere a svariati dormiveglia.
Io ci sto provando, davvero, a crearmi questo benedetto archivio linguistico. Solo che il mio omino bibliotecario, impiegato per simili faccende nella mia testa, al momento sta smaltendo un folto traffico derivato dall'ambito relazionale. Perché sì, finalmente s'è deciso a eliminare un certo interesse personale con il mega distruggi-documenti *alzerei un corale "Halleluja"*.
Oserei dire che era ora, ma ero pure io a dovergli dare le motivazioni adatte a compiere tale operazione. Quindi me la sono un tantino cercata.
E mentre la mente naviga, saggiando opportunità future ancora incerte, la mia voglia di fare cala drasticamente, in preda a fantasie, ambizioni, progetti, dubbi esistenziali e un qui-pro-quo di immagini.

Ho bisogno di ferie. Ferie vere, però.
Non amo
Chi sono, ciò che sembro. È stato tutto
Un qui pro quo
 {Eugenio Montale, Ossi di Seppia}

lunedì 20 febbraio 2012

L'insostenibilità della Maschera

Carnevale. Essenzialmente, come idea mi piace - il pensiero di potersi sbizzarrire coi travestimenti, senza il giudizio di nessuno a fissare come un avvoltoio la scena; i colori, la fantasia dilagante; l'eleganza o la stravaganza di certe sfilate o persone.

Si tratta anche di un fattore di comodo, legato al permettersi di lasciar andare parti di sè relegate nel resto dell'anno. Qualcuno potrebbe venirmi a dire che, col subentrare di Halloween, avviene più o meno la stessa cosa. No, nè più, nè meno, in tutta franchezza. Un'occasione o per far emergere goticità latente, o per aggregarsi, o per spendere e approfittarne e basta. Ben lungi dall'origine e dalla festa di Febbraio. Non si può dire che con le modalità carnevalesche di oggi non ci sia un sacco di commercializzazione, dietro. Ma alcuni punti saldi permangono nel tempo, nonostante tutto. Paradossalmente, è più sobrio. Soprattutto se messo a confronto con un San Valentino o con un Halloween (ora che ci penso, pure il Natale non scherza).
Mantiene la variabile umana al di sopra di quella oggettistica.
Qualcuno, Wilde o Nietsche (o era Schopenhauer? non ho voglia di controllare), ha detto che dando una maschera fisica all'uomo egli riesca a diventare davvero sé stesso. L'ho sempre interpretata come un lasciare la maschera quotidiana, impalpabile ma al contempo all'occhio di tutti, per indossare quella fisica, concreta, e tramite essa esprimere il proprio carattere liberamente.
Opinione che non per forza dev'essere condivisa, sia chiaro.

In qualsivoglia maniera, tuttavia, ogni anno da quando ho iniziato a frequentare i corsi a Venezia il Carnevale risulta un evento rompiscatole. Per la folla, ovvio, e anche per via di lezioni onnipresenti nonostante tutto. Invidia, già.
Quest'anno me ne starò beatamente in vacanza pure io, complice un calendario sfiancante ma tattico - tutti i corsi condensati in due giorni, in mezzo alla settimana.
Nel mentre mi crogiolo tra fritture ingrassanti e nullafacenza, mi torna in mente l'epoca dei Saturnali, da associare a un primordio di Carnevale. Presente lo scambio di ruoli tra servo e padrone che si compiva in occasione di un determinato periodo dell'anno, nell'antica Roma? No? Sì che io mica ho fatto il classico.
In ogni caso, per un giorno solo ognuno era giustificato a compiere il totale opposto della propria quotidianità, il servo dirigendo e il padrone prestandosi a umili faccende. Credo che il simbolo di ciò fosse l'indossare dei particolari copricapi, ma non ne sono certa (pure qui non voglio controllare).

Ma tornando alla nostra epoca, nell'andirivieni dalla stazione di Santa Lucia alla sede universitaria, più circondiario, ho notato che in linea di massima si possono individuare alcune specifiche categorie di travestimenti:

  1. Maschere "per bene" - quelle che sembrano appena uscite da una sartoria o da un laboratorio costumista, vedi quelle d'epoca o che riproducono perfettamente un soggetto adattandolo a un corpo. Una delizia per gli occhi.
  2. Maschere "fai-da-te" - chiaramente casalinghe, ma non per questo prive di fantasia e impegno; anzi, forse più riuscite dei costumi da "scena".
  3. Maschere "scialle" - fatte tanto per, vuoi che si tratti solo di una faccia dipinta, di un cappello buffo, una parrucca o una maschera alla "veneziana" (di quelle fatte apposta per comprarsi i turisti) e/o un mantello (pur elaborato, talora).
  4. "Costum-maschere" - Gormiti,Winx, Ben10, insomma quelle schifezzuole là che si fanno mettere ai figli per mancanza di voglia di fargliele (comprate senza tante storie), se non per puro sadismo.
Dopo questo elenco, ci sono anche altri punti da specificare, riguardanti però le persone dietro gli sgarruffamenti vari:
  1. Festosi - sentono l'aria della festa, partecipano, fanno tutto nei canoni stabiliti. Maschera, partecipazione ai carri, foto e via dicendo. Sostanzialmente? Una palla. Ordinari da far schifo.
  2. Esaltati - partecipano perchè è un'occasione ove far casino. Nulla a che vedere con le maschere, solo cose di circostanza. Metterli a spaccar vetrine fa lo stesso.
  3. Cosplay - nel senso vero del termine, non quelli a casaccio. Prendono un personaggio che amano, lo riproducono su di sè e si immedesimano. Spettacolo.
  4. Genitori - salvo incroci con altre categorie d'individui, accompagnano i figli. Punto.
  5. Figli - ci si maschera, si fanno scherzi, si fa casino. Più che sufficiente per convincere un bambino a vestirsi da puzzola. O altro.
  6. Spensierati - li preferisco, insieme ai Cosplay. Si mascherano tramite fai-da-te avanzato, di solito, ed esprimono sè stessi fregandosene dell'altrui opinione. Li potete trovare in gruppetti di Drag Queen, costumi di cartapesta enormi a forma di Sushi, con qualche maschera a ricambio che cantano canzoni tradizionali di non si sa bene quale paese in treno.
  7. Spettatori - fanno quel che fa uno spettatore, che forse non può o non vuole mettersi in maschera. Osservano. Amano osservare.
Lo scorso anno ero alla categoria 7, il martedì grasso. Ho visto un po' di tutto, senza poter, ahimè, intervenire. Questo 2012 temo che farò ben poco, ma pazienza. Darò sfogo in qualche video.
Ancora 32 ore e poi si va in Quaresima.
Selah.

giovedì 17 novembre 2011

Dialogo Da Stazione - Più Sue Conseguenze

{Posted on 25/11/10 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

No. Non intendo un dialogo in stazione, bensì una situazione tipo che si viene a descrivere molto di frequente tra i pendolari ferroviari.
Nel mio caso, ha assunto i caratteri disneyani particolari delle battute di "Le Follie dell'Imperatore" - cosa per me assolutamente normale visto che ne conosco le battute praticamente a memoria (può capitare anche con altri classici, tuttavia). Ho avuto la giuoia di condividere l'uscita, quando ieri è avvenuta, con la cara Ale.
In ogni caso, sono necessarie alcune premesse che vadano a descrivere le condizioni in cui cotal esclamazione d'uopo sia avvenuta (ho scritto un'idiozia, vero?):
  1. Dopo svariate giornate di pioggia, umido, acquerugiola, acqua alta, colonnina di mercurio sopra la media, acqua, acqua, pioggerella e.. uhm... nebbia -sì, credo mancasse proprio quella- , il tempo s'è deciso a metter a disposizione una sana mattinata di sole e gelo. Non proprio congelante, ma quantomeno nella media stagionale. Sufficiente, insomma, per far sentire lo sbalzo termico dalle condizioni malsane cui ci si era abituati.
  2. L'arrivo in anticipo in stazione, accompagnata da mamma (perché il mercoledì torno alle 21 e non voglio circolare in stazione da sola per quell'ora - sono psicotica, lo so, ma dato che han già provato a seguirmi prendo le mie precauzioni). Incontro Mattia, che va a bersi un caffè (beato lui!) mentre io, convinta dell'arrivo a breve del treno, m'avvio a una panchina. E che vedo?? "Treno in ritardo di 10 minuti". Ah-ha. Promemoria, promemoria per me: farmi pagare una colazione da Trenitalia.
Detto ciò, c'è anche da notare un fattore positivo, ossia l'incontro con una cara ragazza, la Chiara, diretta ad Udine, il cui Mega-abbraccio mi ha tirato su il morale.
Nell'attesa dell'ormai prevedibile ritardo del treno per Venezia, mi trastullo in musica. Son solo dieci minuti, no? Niente di che...

TRENITALIA: Annuncio ritardo - il treno regionale 294756195xyz delle ore 8 e 54 proveniente da Trieste C.le e diretto a Venezia S.Lucia arriverà con 15 minuti di ritardo, diversamente da quanto annunciato.
IO: Aiuto. Aiuto aiuto. Fatemi capire, voi dovreste essere belli dentro?!

Ok. Aumentato solo di cinque minuti.. Ancora poteva essere recuperabile e avrei potuto arrivare alla lezione per tempo. Correndo, ma ce l'avrei fatta.
*Passano neanche due minuti*

TRENITALIA: Annuncio ritardo - il treno regionale Abbiciddìquantocigodiamo ..*blablablah*.. arriverà con 25 minuti di ritardo, diversamente da quanto annunciato!
IO: Magari io non sono un'esperta di treni, maaa... questo secondo me potrebbe essere considerato un passo indietro, non trovi??
TRENITALIA: ...Ci scusiamo per il disagio.
IO: ...Ti odio.
(per il preciso momento del film, video qui)

Deh. E fu così che persi la prima lezione. In quanto poi, il treno, mica s'è accontentato di 25 minuti. Ne ha fatti 35. Che sommati ai 10 minuti necessari per raggiungere Santa Marta in un orario pieno zeppo di turisti e con un Piazzale Roma iper-affollato, mi avrebbero fatta arrivare in extra-ritardo a lezione. Se fossimo stati in un'aula ampia e da cui si poteva sgattaiolare all'interno furtivamente, ci sarei anche stata. Peccato che eravamo a Gradoni - ovvero classe a scalinate (mavvà??) nella quale si può entrare solo facendo prima cucù all'insegnante. A meno che non ci si voglia cimentare in azioni funambole rocambolesche per le finestre a 10 metri d'altezza.
Per cui, io e la compagna da Treviso abbiamo saggiamente optato per un'ora alla ricerca di un regalo che altrimenti avremmo cercato nelle 3 ore e mezza di buco al pomeriggio.
Abbiamo tuttavia avuto la pessima idea di avventurarci nella zona bassa attorno alla sede Centrale (chiamasi Dorsoduro, zona est-sudest). Perché pessima? Perché credete abbia usato l'attributo "zona bassa", per sport?! Andiamo, parliamo di Venezia, non dell'Himalaya. C'è il problema frequente dell'Acqua alta. E noi ci siamo dovute avventurare in mezzo all'acqua strabordata senza stivali nè nulla (perché a S.Marta - zona sud-sud-ovest di Dorsoduro- è più alta, e se tutto fosse andato da programma non ne avremmo avuto bisogno).
Abbiam tentato di girarci attorno, ma di fronte all'impossibilità di arrivare a destinazione senza tardare di mezzora (de novo) ci siam dovute lavare i piedi nel liquido contaminato del mare - blah.
Beninteso, si poteva anche camminare in piedi sui muretti a bordo canale, spessi una ventina di centimetri. Ma sorgevano anche qui due problemi: 1) Io non so nuotare, che avrei fatto nel caso in cui fossi caduta?? 2) Chi ha tentato questa via, ha incontrato serie difficoltà a saltare i buchi di attracco, circa due metri e mezzo senza muro.
Quindi, via a pucciare!

Dopo una cosa del genere, coi piedi lessati e a rischio mutazione genetica, ho resistito alla lezione della Caroli - santa donna! - che non m'ha fatto pentire per nulla di essermi sforzata appieno d'arrivare alla sua lezione.
Dopodichè, mi avrebbero atteso tre ore di studio in Dipartimento. Uso il condizionale, perchè in realtà ho solo aiutato l'Alessia a fotocopiare e ho assistito l'Alisa nell'excursus delle università nipponiche, perché poi noi si ha sommamente rinunciato a Cinese (lezione delle 17.30) per tornarcene a casa.
Bilancio chiuso in positivo: bagno da temperature termali, relax e studio autonomo. Se l'insegnante di seconda lingua non invoglia affatto, al contrario della Guru di Storia, non è colpa mia.
E andiamo!!

Vademecum dello Studente Universitario a Venezia!

{Posted on 10/03/09 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

...Conscia del fatto che ormai da moooooolto non scrivo regolarmente su questo blog, provo ad iniziare una serie di mini-vademecum (o qualcosa di simile insomma) ispirati dalla vita vissuta, osssstregheta xD
Chissà che non servano a qualcuno!!
Dunque.. Intanto introduciamo il fatto che sono tutta presa mentalmente da un nuovo viaggio (ebbene sì!) in Irlanda, per cui non sarò particolarmente connessa. Tuttavia, farò del mio meglio!

Intanto, proporrei un'interessante tematica:
LE LEGGI DI MURPHY APPLICATE ALLA REALTA' VENEZIANA
Studente VS Murphy
, come dir vogliate :D

No no, altro che scherzi! E' una cosa da prendere assolutamente con le pinze, scherziamo??
Immaginatevi di essere un'inesperta matricola che, ben esaltata dall'abbandono della realtà Liceale/Superiore si va ad inoltrare in un mondo nuovo, sconosciuto e sempre (ahimè!) rigonfio di sorprese quale l'Università. Certo, lo scenario par simile a quello di tante altre città universitarie Italiane, a prima vista.. Ma ognuna di esse ha le sue caratteristiche singolari, eh! Inclusa Venezia. E, oserei dire, in maniera particolare.
Dicevamo, immedesimatevi in una matricola (buon per voi, o mal per voi - punti di vista.. - se lo siete realmente). Ca' Foscari, IUAV, Belle Arti o Conservatorio.. Non c'è alcuna differenza tra questi istituti se subentra un sublime fattore: La Legge di Murphy.
Se non avete idea riguardo a cosa io stia parlando.. Grami voi. V'attaccate e v'andate a informare su Wikipedia!! Che razza di universitari sperate di diventare senza conoscere questi elementi basilari??
Sono cose che non vanno ASSOLUTAMENTE trascurate!!
Difatti, appena vi sarete abituati un pochino al ritmo lagunare, potrete constatare voi stessi quanto siano vere le seguenti osservazioni, o magari vi sarete premuniti in partenza conoscendole, si sa mai..


  • Gli orari dei treni non si adatteranno MAI ai tuoi orari universitari. (Detta anche "Legge di Trenitalia", applicabile anche in altri contesti)





  • Lo stesso si potrà dire per gli autobus e i vaporetti (Applicazione Veneziana della "Legge di Trenitalia") 





  • Quando sarai in anticipo rispetto all'orario di un treno, questo sarà in ritardo. Qualora tu invece sia in ritardo, sappi che partirà in anticipo. (Corollario alla "Legge di Trenitalia" valido su rete nazionale)





  • Se soffia Scirocco, avrai acqua alta. Se non soffia Scirocco, soffia la Bora. 





  • COROLLARIO: Se sei in estate, non soffierà proprio un cazzo.





  • Salvo tu non abbia una tuta impermeabile, nei giorni di pioggia risulterai sempre e comunque bagnato fino alle mutande. E no, l'ombrello non serve proprio a nulla.





  • Non importa quante persone passeranno contemporaneamente a te per delle Fondamenta o delle Calli: se c'è un canale, sarai sempre tu la persona più prossima a finirci dentro. (A.k.a. "Legge del Canal")





  • COROLLARIO: Lo studente veneziano potrà vantarsi di un equilibrio da far invidia a un ginnasta





  • Il fantomatico equilibrio decadrà automaticamente appena lo studente porrà piede su un ponte. (Legge de i Ponti)





  • COROLLARIO: Lo studente veneziano annovererà tra le proprie figure di merda una serie di spettacoli acrobatici svoltisi sui gradini dei ponti, con o senza caduta finale





  • Non importa quante volte controllerai le maree in caso di acqua alta. Se sei munito di stivali, sarà sempre meno di quel che ti aspettavi. Se non li hai messi "perché tanto so una strada alternativa", il livello raddoppierà magicamente sbarrandoti tutte le scorciatoie





  • COROLLARIO: La maggior parte delle volte che ti sei attrezzato al meglio per l'acqua alta, sarai uno dei pochi cretini che andrà in giro con gli stivaloni in gomma iper-colorati al ginocchio





  • COROLLARIO II: Non importa quanto equilibrio hai accumulato nella tua breve esperienza, con gli stivali, soprattutto sui ponti, cadrai rovinosamente un discreto numero di volte





  • Quando hai tutto il tempo di questo mondo per raggiungere l'Uni o la Stazione, la gente ti aprirà un varco come le acque di fronte a Mosè, o addirittura scomparirà dal tuo percorso





  • Quando hai fretta di raggiungere un posto o prendere il treno, la maggior parte dei turisti presenti sull'area Veneziana avranno premura di scegliere proprio te per domandare informazioni, far scattare foto, oltre che di intasarti tutta la traiettoria con fare mollaccione





  • SINTESI delle due affermazioni precedenti: "La densità umana su un determinato percorso è direttamente proporzionale alla tua fretta" (a.k.a. "Proprietà accrescitiva dell'ammasso umano")





  • Non importa quante volte abbiate controllato sulla mappa il tracciato; almeno una volta, vi perderete in una calle misconosciuta della città





  • COROLLARIO: Il senso dell'Orientamento di uno studente veneziano va in ibernazione nei primi mesi di routine universitaria




  • Al momento, queste sono le principali informazioni su cui posso illuminarvi.
    Se avrò modo di comprendere che il Buddha-Derf è anche dentro di me, forse potrei raggiungere il Nirvana-Derfico tanto da offrirvi una piena visuale dello scenario. Nel frattempo.. Buona fortuna! :D