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martedì 9 dicembre 2014

"Not a Monologue", or "A Dialogue with myself"

Quando si rimugina per troppo tempo sul da farsi o si procrastinano gli impegni all'infinito, è naturale trovarsi in una posizione di conflitto.
Nel mio caso, tuttavia, devo ancora capire perchè mi trovi ad avere ospiti indesiderati in camera ogni qual volta stia passando un periodo di crisi. Come se già non avessi evidenti problemi con l'Universo.

*Rimane davanti alla porta per qualche secondo, prima di entrare nella stanza*
- (tono esasperato) Non puoi essere di nuovo qua.
*la figura si rotola sulla schiena, per portarsi a pancia in giù sul letto che ha occupato*
 A me pare di sì. (sorride sorniona, puntellandosi coi gomiti sulla trapunta)
- No, invece. Gli accordi erano che te ne saresti stata buona buona all'incrocio tra il Plöck e Sophienstrasse.
 Evidentemente sono decaduti i termini contrattuali.
- Oh, non ci provare!
 Ci ho già provato e ci sono riuscita. Problems?
- Tanti problems. Soprattutto visto che sei una proiezione...
 ...Mentale del tuo io digitale?
- SHUSH! Una proiezione di me stessa, solo con 20 chili in meno e molta più presunzione!
 Se lo dici tu. (fa spallucce) Ti ricordo che le mie caratteristiche sono uguali alle tue. Eccetto l'avvenenza, quella è farina del mio sacco, ovvero della tua testa.
*Lara si massaggia le tempie, guardando l'Altra in tralice e sedendosi a cavalcioni della sedia accostata alla scrivania*
- Ascolta, capisco che noi si abbia avuto delle divergenze e che tu ritenga opportuno porre rimedio a ogni singolo dettaglio della mia vita, per ripicca o meno che sia...
 Stavolta ti ho anche fatto uno schemino. (solleva un foglio pieno di appunti e diagrammi)
- (prende un profondo respiro) ...Ed è molto premuroso da parte tua, lo apprezzo. Ma potresti evitare di comparire quando avrei altre cose da fare?
 Ti devo ricordare che fai tutto da sola e che, tecnicamente, i sintomi di questo comportamento sono associabili alla schizofrenia?
- Quel che è. Sparisci e basta, prenditi una vacanza, vatti a fare un giro su tutti quei mondi che ci siamo create assieme, scrivi post inutili sul web, infesta Tumblr. Come ti pare. Basta che mi lasci in pace, una buona volta.
*L'Altra inclina la testa, pensierosa, sospirando e annuendo mentre contempla il soffitto*
 Naaah. Passo. Perseguitarti è divertente!
- Ci avrei giurato.
 A tal proposito, che ne è della Questione Universitaria?
- Potresti essere un po' più specifica?
 Ma lo sono stata. LA Questione.
- Ah. Quella.
 Ah-ha.
- Sì. Beh, ecco, è annullata.
 Molto maturo da parte tua.
- Senti, ho passato un anno in Germania, manca un esame e poi di finire la Tesi. Mi pare un po' tardi, ormai.
 Certo. Come no.
- Non è che qualcuno mi abbia obbligata.
 Ovviamente. E dell'esame di domenica che mi dici?
- Sul serio? Cerchi per caso di farmi venire più dubbi di quanti già ne abbia?
 Mbeh, che ti aspettavi.
- Quell'esame è andato e neanche male, direi.
 Disse lei basandosi sul Potere della Botta di Culo, per gli amici PBC.
- Oh, piantala! Le cose le ho capite, è quello l'importante!
 Com'è importante rispettare le scadenze che ci si prefigge.
- Ti prego, no.
 Sì, invece. A Settembre pensavi di aver già finito con la tesi, a quest'ora. E invece stai ancora lavorando al primo capitolo.
- E' stato un periodo difficile.
 Lo è stato per tutti, non tirarti fuori solo perchè negli ultimi mesi non vedi altri che te stessa,
- Questo non è vero.
 Ah no? Quanto hai legato con i ragazzi del tuo gruppo? O gli educatori?
- Ci sto lavorando, dovresti smetterla di farmi pressione. Non è che rimedio dall'oggi al domani.
 Se ci aggiungo anche altri rapporti interpersonali, mi rispondi allo stesso modo?
- Dio, ma tu non ti stanchi mai.
 Mi ricarico sulla tua ansia, che ci vuoi fare.
- Anche lì ci sto lavorando, ma mi pare di esser messa bene con gli amici.
 Ma certo. Sei stata apertissima e disponibilissima, in fondo.
- Avverto una nota di sarcasmo, ma non vedo i sarcasmini fluttuarti attorno.
 Sì, scusa, avrei dovuto dirti che si sono presi una settimana di pausa.
- Una settimana?! e io che faccio?
 Affari tuoi, io ce l'ho come impostazione di default.
- Se l'hai tu, dovrò averlo pure io da qualche parte.
 Sì, ma senza i sarcasmini la vedo dura accederci.
- Bbboia vacca.
 Piccola Scaricatrice di Porto, non deviare dagli argomenti importanti. Non mi riferivo solo agli amici.
- Non ti riferisci mai solo a loro.
 Sarebbe troppo comodo non stuzzicarti a riguardo.
- Sorvoliamo.
 Certo, sorvoliamo e osserviamo il panorama.
- Altra me, NO.
 Essì. Ti dovrai pur decidere, una buona volta, per chiarire i tuoi sentimenti.
- Nope.
 Guarda che a sfogarti sul cibo e fingere di disinteressarti non risolvi nulla.
- La cioccolata mi ama, almeno.
 Ma ti amo anch'io!
- Balle.
 Sei tu che non credi di potermi amare.
- Non sono Narciso.
 Ti sarebbe utile, invece, L'amor proprio è una gran cosa, senza arrivare a casi Coxiani si intende.
- Stai iniziando a citare Scrubs? Mi pare che l'ultima volta avessi fatto mille storie per intimarmi a smetterla.
 Che ci vuoi fare, sono pur sempre te!
- Non ci capisco più nulla.
 Perchè continui a sviare dagli argomenti topici di questo conflitto interiore antropomorfizzato. La questione è: quanto e come vuoi essere felice?
- Una domanda cui si può rispondere in maniera assolutamente univoca.
 Fai la seria.
- Te non lo sei.
 Io sono sempre seria, solo che uso chiavi espressive diverse dalle tue.
- Fai troppe domande, altro che chiavi espressive.
 Che male c'è?
- In cosa?
 Nelle domande.
- La loro stessa natura è un problema. L'esistenza delle domande esistenziali e di vita è un problema. TU sei un problema.
 Perchè?
- No, pure i perchè no, adesso.
 Why not?
- Perchè no, Perchè non voglio.
 ...Perchè?
- Perchè evitare di pensare posticipa il problema permettendomi di concentrarmi su altro.
 Perchè dovresti pensare ad altro?
- Perchè ne uscirei matta.
 Perchè? Sono fatti normali, di vita. Credi che gli altri ne siano esenti?
- No, certo che no, ma devo pur pensare alla mia salvaguardia.
 Ma se sei qui di fronte a me, vuol dire che non stai ottenendo dei risultati soddisfacenti, con questa tecnica.
- Touché.
*Lara si sdraia sul letto assieme all'Altra*
- Non posso semplicemente rimandare?
 In questo modo, mi costringi a ripresentarmi più spesso, però.
- Chissà. Magari sto bene così.
 Allora mi vuoi almeno un po' bene.
- Appena. Ma non montarti la testa.

- 'Till the next time -

lunedì 26 novembre 2012

Morfeo, gli osservatori Latino-americani e 'sto maledetto mese

Nel corso di un Novembre che si sta rivelando alquanto insidioso, riemergo, finalmente riemergo con un post!
Voglio esordire asserendo e dichiarando ivi stante che ho sonno. Ma non il "oh, si fa sera, mi devo alzar presto, Morfeo cullami" genere di sonno. Piuttosto direi la stanchezza derivata dall'aver dormito poco e male, con una giornatina che doveva essere a base di lezione + studiostudiostudio, con previsione di - ve lo immaginereste mai? - quattro lezioni e ancora studio il dì a seguire. Da uscir di casa alle 6.30 e rientrare alle 21.30, Trenitalia permettendo.
Martedì nero. Odio i martedì. E i lunedì, per principio.

Image by Paci.Mau
Oggi inoltre sono stata partecipe di taluni peculiari avvenimenti. In primis, al momento di prendere borsa, cappotto e companatico per migrare da tale amata biblioteca, son stata talmente rimbecillita da aver completamente scordato sopra il tavolo da studio il dizionario elettronico (pagato fior di soldini, N.d.me), altrimenti noto come "ancora di salvezza per orientalisti". Assenza di cui mi son resa conto quando il treno era a Mestre. Fortuna ha voluto che una mia amica fosse ancora là in giro per recuperare il wasuremono, non senza un attributo a me rivolto che ora non rammento (ma la cui natura dimostra il suo affetto per moi, ovviamente).

L'epopea via rotaie nel frattempo è proseguita.
Serve fare una premessa.
Causa cambio mobilia per le due camere principali nella sezione di casa abitata da fratello&famiglia, siamo tutti accampati allegramente nella zona abitata da me&genitori, di notte qualcuno accampato in sala, qualcuno in cucina, qualcuno nel letto vuoto accanto al mio.
In quest'ultimo, è stato piazzato il nipotoso, giustamente, per ottimizzare gli spazi. Io, quindi, sto affinando le mie tecniche ninja notturne per far meno rumore possibile, al risveglio come al coricarsi. Anche ora, dovrebbe dormire dietro di me, ma presumo mi stia fissando. Ama fissare. Comunque.
Dopo il mio rientro a casa ad un orario decente (mezzanotte?) e le mie funamboliche acrobazie organizzative pro combo notte + mattina-da-sveglia-con-le-galline, quando finalmente mi sono adagiata sul cuscino tanto adorato, il pargolo ha deciso in primis di fissarmi mezzo intontito (crede che non me ne sia accorta), per poi ripiombare tra le braccia del dio del sonno con russatine e tossicchiare da mezzo-raffreddato.
Va beh, ci può stare. Son abituata quando dormo con mamma.
Nell'istante migliore per dormire, ormai in salvo da fissaggi e raschi di gola, stavo per dar l'ultimo sbadiglio che accompagna il dormiveglia pre-nanna quando il nipote decide di mangiare.
Proprio così. Senza cibo nè nulla, eh, ma con masticazione, salivazione, deglutizione e tutto il corollario, roba che neanche i versi di cortesia tradizionale giapponese. Un concerto da far saltare i nervi. E via così per non so quanto, facendomi restar sveglia più del dovuto.
Dopodichè, cessata la cacofonia, devo aver atteso un po' e poi dormito per un paio d'ore.
Alle 3.14 (ho guardato la sveglia), sento un mumbling (in italiano non rende) che mi impedisce di continuare qualsiasi sogno che non avrei mai ricordato. Ho il sonno leggero, sì.
E ovviamente, conclusa la chiacchierata incomprensibile, via di ulteriori scorpacciate d'aria, con digestione decisamente lunga. Ripreso a sonnecchiare malamente dopo un pezzo, di certo non prima delle 4 (altra occhiata disperata alla sveglia).
Giù dalle brande alle 6 meno un quarto.
*mantra* Glivogliobenesonosoloduenottiaaargh *mantra*

Perfetto. Dopo questa tediosa antifona, aggiungo che mi sono appisolata in treno già all'andata, ho rischiato di crollare in classe e in aula studio, muovendomi su e giù per i ponti principalmente per inerzia.
Quindi, mi pare comprensibile che, con il dizionario in mani affidabili e l'ansia svanita, fossi lì lì per scemare pure al ritorno.
A Mestre sono saliti due Latino-americani, da quanto ho percepito Dominicani.
Io me ne sono abbastanza fregata, se devo esser sincera, avevo le cuffie su a un volume moderato - scarsa batteria - e nessuna voglia di intromettermi in discorsi vari.
Difatti non son stata coinvolta direttamente. Tuttavia, nel rintontimento, ho captato diverse frasi con me per soggetto o qualcosa che mi apparteneva come indirizzo dell'attenzione di coppia, in particolare della donna davanti a me. Il tutto in spagnolo.
Ora, d'accordo, si commenta di tutto oggidì, magari non proprio davanti alla persona in questione, se è una benemerita sconosciuta, pur mezza addormentata. Ma il fatto che tu stia parlando in spagnolo non mi impedisce di comprenderti.
Italiano è molto simile a Spagnolo, entiende? *tant'è che diversi anglofoni ci ritengono interscambiabili*
Non mi serve averlo studiato per averne una comprensione base, considerato pure che il dialetto veneto ha molte accezioni che ricordano espressioni ispaniche. Inoltre, ho sempre avuto un orecchio particolare per le lingue europee (modesta), arrivando a capire anche conversazioni semplici in romeno, pur non parlandolo.

Con ciò ovviamente non voglio andar contro a nessuno. Ma a prescindere, le persone che mi prendono spudoratamente ad oggetto di osservazione nei momenti meno opportuni mi stanno sulle balle che non ho. Soprattutto se ti sento, sono qui davanti, porca puttana.
Al che mentalmente mi è partito un dialogo, perché per rispondere o guardar male non avevo nè forza, nè voglia:

- Sì, mi sto appisolando in treno, cara. Sì, si sta discretamente comodi, non ti sembra solo.
- No, non si chiamano Nagaiki questi che ho appesi alle orecchie. Sono orecchini a forma di Onigiri, tesoro, sì. Il Nagaiki credo sia una tecnica di massaggio Shiatsu. Quello che vorrei io ora. No, non mi imbarazzano le mie scelte estetiche, non li porto per far piacere agli altri. E no, col cazzo che puoi scattarci una foto, quasiquasi.
- Sì, ho un cellulare scorrevole, di quelli con la tastierina di cui tu stai imitando il gesto. Se lo vuoi comprare, checosamene? Basta che non approfitti di qualsiasi cosa faccio io.
- No, non devo scendere solo perché ho tirato su la borsa. E' che ci hai cacciato sei o sette volte sopra i tacchi impolverati in modo impietoso e dentro avrei cose che mi servono.
- No, non mi rovino l'udito con le cuffie. Se vuoi prendertele ma hai paura che ti diano fastidio, cacchi tua.

E poi sarei io ad essere fastidiosa.
Acidità poco volatile. Stress. Più o meno come la comitiva logorroica di ritorno dalla Giornata della Laurea.
No, ora un esempio è lecito:

- Papà, ma dai che devi passare a Vodafone che è vantaggioso, dai che devi passare, devi passare ti dico, ma sai che ti conviene, è davvero vantaggioso, ti conviene, costa poco, poco eh, ci sono anche io, dai passa, papà, cosa aspetti, passa che poi ti conviene di più... *etcetc, sempre uguale + sorella a dare manforte*
(conversazione di una neo-laureata, evidentemente lesa, farei notare)

Questo solo l'inizio. Io e i miei abbiamo appurato come fosse l'intera famiglia così - buon sangue, deh - il che ci è valso un tragitto in compagnia di quindici persone che hanno passato il tempo continuando a ripetere le stesse cose, le stesse, incessanti, inutili, velleitarissime (si dirà?) cose, da bocche diverse. Commentando che:
"Sì, stiamo passando questa stazione, ma abbiamo già passato questa stazione? si che abbiamo passato questa stazione! Ma no, che questa stazione non è quella prima, ma quella che era prima l'abbiamo già passata? Ma no che non abbiamo passato quella prima! allora non siamo a questa stazione, siamo a quella stazione. Ma quand'è che arriviamo a quella stazione? la stazione era diversa! ma è quello che le fa tutte? ma per tutte intendono tuttetutte? Ma tutte tutte tutte significa tutte anche quelle che tutte non sembrano? ma tutte tutte tutte significa che salta le principali? ma se le fa tuttetuttetutte.."

Crissssstoforo Colombo, gioca ad Angry Birds sul telefono piuttosto. O dormi come il nonno tuo cerca di fare ogni volta che gli rompi le balle, pur vedendo che è esausto.
Sono io? Sono io ad essere sbagliata?? No, ditemelo, vi prego. Sono stressante pure io, quando mi ci metto, ma non credo a tal punto così... Così.
Perchè? 


P.S.: tanto per ridere, domenica ho un esame di certificazione linguistica che probabilmente cannerò. Sì, di domenica. All'Una. Sono Pazzi, Questi Giapponesi.

giovedì 25 ottobre 2012

Brubabbaluppratt

Sì. Un mese e mezzo che non scrivo. Pazienza, ho altro a cui pensare. Se è per questo, è altrettanto che non sforno un video. A questo rimedio appena mi vien voglia di aprire un programma di editing non collaborante con il montaggio.
E inizio il post con un neologismo spuntato dalla cacofonia di voci del delirio puerile-nipotale. 

Ora.
Pensiamo.
Perchè oggi evidentemente non mi son già spremuta abbastanza le meningi - deve essere così, il mio QI deve alzarsi per comprendere i ragionamenti reconditi dietro questo.

Obiettivamente, 99 su 110 è un bel voto. In una scala decimale, corrisponde a un 9 spaccato. Su 100, a un 90, se la matematica non è un'opinione come Ca' Foscari crede. Stando tuttavia al periodo ipotetico appena puntato, mi girano un tantino le balle.
Secondo la Venetiarum Universitas, un 25,5 abbondante di media viene arrotondato per difetto.
Difetto.
D i f e t t o.
A parte che a prescindere una media ponderata non dovrebbe essere riportata in centodecimi con arrotondamenti. Secondo tale illustre logica, un 25 vale 91 punti, mentre un 26 ne vale 95.
Che i numeri 92, 93 e 94 vadano a cercarsi un altro lavoro precario, tanto sono inutili.
In ogni caso, se arrotondi, lo fai come siora Matematica comanda. Ovvero, le cifre con un 5 decimale abbondante (tendente al 6) vanno verso l'alto. Non puoi arrotondare solo a chi ha un 8 o un 9, pure storcendo il naso. Non puoi. Questo vuol dire voler solo incassare più soldi per evitare di far sconti di tasse dal 100 in su. Basta.
Ergo, mi sono trovata con un 91 immeritato. Più 2 di bonus, graziaddio. E 6 pieni di tesi, che vuol dire che forse - ma forse appena - il mazzo me lo son fatto comunque.

Non impreco solo perché sono stata occupata a tirar giù di tutto nel resto della giornata. In quanto, dato che ancora non l'ho detto, questa è stata solo la ciliegina. 
In realtà, la nottata-mattinata pareva essere iniziata bene.
Beata positività notturna.

Ero appena rientrata da una serata fuori - nonché dalla visione del film Hunger, che pur nell'intensità di trama e tematiche direi proprio che merita. Mi sono resa conto, appena rientrata, di esser rimasta con 5 euro in portafoglio. Quello era tutto l'ammontare delle mie finanze, letteralmente. Non ho un libretto bancario, non ho più soldi in prepagata, non ho nulla, fondamentalmente, se non vado a domandare ai miei. Che comunque non disturbo, visto che a giorni stanno peggio di me.
Comunque, fresca di ritorno, guardo la mail per controllare che un paio di cose siano arrivate. E mi trovo un messaggio dal responsabile per il team di volontari alla GMG 2013 di Rio de Janeiro.
Parentesi: Io alcuni mesi fa ho compilato il modulo di richiesta, convinta di mettermi in gioco pur con vaghissime speranze di uscirne selezionata. Ma pareva che le spese fossero a carico totale dell'organizzazione, quindi perchè non dare una chance a tutto?
Conclusione: Mi hanno effettivamente selezionata.
Esatto.
Ho la possibilità di andare come volontaria internazionale alla GMG di Rio. Per due settimane. Ma le spese coprono solo gli spostamenti, il vitto e l'alloggio in loco. Ad arrivare lì e al Kit del Volontario ci devo pensare io. Illusa, sono andata a dormire più contenta che altro.
Di nuovo sobria, nella mia veste quotidiana, mi sono resa conto del fatto che io non ho un soldo e che posso chiedere meno di zero ai miei, contate le tasse universitarie - più il fondo Giappone che fatica enormemente a venir fuori.
Obiettivo: trovare una cassaforte zeppa di quattrini. Perché deve esistere, da qualche parte, abbandonata in mio nome.

Aggiungiamo a questo anche qualche genialata del prof di strategic management - sì, corso in inglese; sì, essendo linguisti ci piglia per mezzi scemi e sì, accento inglese suo moooolto maccheronico.
Per lui, si può fare un progetto da esporre in gruppetti di 2-3 persone, oralmente, che pur non essendo obbligatorio è caldamente consigliato per tentare di raggiungere i voti dal 27 in su. E sinceramente, questo io lo vedo obbligatorio. Ma comunque, prima tale individuo ci dà tutto il tempo del mondo per organizzarci, dandoci spunti di analisi e di creazione dei contenuti indicativi. Poi, a man bassa, proprio oggi che io manco dice che le slides non modificabili dei progetti vanno inviate entro il 6 novembre.
Sei. Novembre.
Una settimana e mezza. Dieci giorni. Con un mezzo ponte e due weekend in mezzo, più corollari vari di impegni.
Oh, se vuole farsi voler male, oh, se è sadomaso!
In più, anche se ne aveva già accennato, annuncia un recupero triplo dalle 10.30 alle 15.30 questo sabato.
Sabato.
La logistica ha deliberato che Ca' Foscari farà qualsivogliaciccibiricoccola recupero il Sabato.
No, ma io non avevo impegni, eh. E manco fossero stati impegni leggeri- uno era per finire di organizzare il gruppo per le ragazze scatenate di domenica, che dovrò pure tenere da sola (aiuto, aiutoaiuto); uno per andare a trovare mia cugina rientrata dall'ospedale, con prospettive poco carine.
Più da qualche parte dovrei infilarci lo studio. E il sottotitolaggio "semi-professionale" richiesto da un'altra lezione.
Innanzitutto lo studio, visto che tra un mese ho un test di certificazione linguistica che è una bestia nera.
Ma è solo un pensiero.

Io...Io...Io...
AArrgh! *pffft*
Vado a lavarmi. Almeno non puzzerò.

mercoledì 29 agosto 2012

Archive-mode: ON

Partiamo col dire che mi sono trattenuta, ieri, dallo scrivere. Volevo sfatare il mito del martedì, precedentemente citato.
Indi per cui, procediamo con ciò che si sta sviluppando entro i miei personalissimi e quantomai solitari neuroni, sommersi da un'ondata di piena fatta di kanji e giapponesate varie. O almeno, dovrebbero esserlo.
Ad ognuno capitano periodi NO. Con la enne e la o maiuscole. Quelli in cui non si trova nulla che gira come dovrebbe, umore a parte - il suddetto, di suo, turnica fin troppo.

Esempio pratico: io in questo momento dovrei preparare non uno ma ben due esami di lingua, gli ultimi della triennale. Tali imprese mi vedranno impegnata martedì 4 (e qui spero bene che la produttività del martedì non m'abbandoni) negli scritti, per un totale di 4 ore e mezza consecutive - immaginatevi quanto stia ballonzolando dalla giuoia - , nonché il successivo giorno 5 (salvo prolungamento al 6, Dio non voglia) con gli orali, sperando di aver superato i primi - altrimenti, ciccia.
Ora, l'appello è alle 9 del mattino. Una goduria, considerato che il treno il quale da schedule comunemente dovrebbe arrivare entro un orario decente per portarmi a Venezia è, quasi sempre, in ritardo. Il che, per la sottoscritta, significa, per due mattine consecutive, se non tre, prendere il precedente treno poco dopo le 6, con capolinea a Santa Lucia per le 7.30 circa. Ergo, sveglia come minimo alle ore 4.30 (se non prima), dati i seguenti fattori onnipresenti:
- ansia pre-esame

- studio matto e disperatissimo, ridotto, dell'ultimo minuto, con occhiaie che la depressione del Mar Morto è nulla a confronto

- colazione a tea&coffee (quest'ultimo come new entry universitario-estiva)
- restauro in bagno per poter andare all'appello in condizioni quantomeno definibili come "accettabili", considerato il preesistente Barbon-style tipico da periodo-studio
- rituali di auto-convincimento per sconfiggere la tentazione di tornare ad appallottolarsi sotto le coperte, mandando a fancu a quel paese Università e affini
- recupero dell'auto con concerto di galli ultra-mattinieri e tragitto fin in stazione

Ovviamente, questa è l'opzione con biglietti già acquistati il giorno precedente. Anche perché, con lo sportello non ancora aperto, nonché bar ed edicola chiusi per turno, più controllori di pessimo umore vista la levataccia, sarebbe un azzardo poco intelligente.,
Si capisce che, con questa bella prospettiva, anche le migliori intenzioni finiscano per frantumarsi. Aggiungiamoci anche pensieri d'altra sorta e la preparazione agli esami sarà frammentata peggio del mio sonno sotto stress - ho una media di due-tre ore filate a notte, da aggiungere a svariati dormiveglia.
Io ci sto provando, davvero, a crearmi questo benedetto archivio linguistico. Solo che il mio omino bibliotecario, impiegato per simili faccende nella mia testa, al momento sta smaltendo un folto traffico derivato dall'ambito relazionale. Perché sì, finalmente s'è deciso a eliminare un certo interesse personale con il mega distruggi-documenti *alzerei un corale "Halleluja"*.
Oserei dire che era ora, ma ero pure io a dovergli dare le motivazioni adatte a compiere tale operazione. Quindi me la sono un tantino cercata.
E mentre la mente naviga, saggiando opportunità future ancora incerte, la mia voglia di fare cala drasticamente, in preda a fantasie, ambizioni, progetti, dubbi esistenziali e un qui-pro-quo di immagini.

Ho bisogno di ferie. Ferie vere, però.
Non amo
Chi sono, ciò che sembro. È stato tutto
Un qui pro quo
 {Eugenio Montale, Ossi di Seppia}

martedì 31 luglio 2012

La curiosa produttività del Martedì

Non so se questa cosa sia più curiosa o inquietante.
Gli ultimi cinque... ah, no, con questo sono sei. Gli ultimi sei post di questo blog sono stati scritti di martedì. A intervalli quasi regolari di un mese, eccezion fatta per i due di luglio.
Ok. Certo.

Iiiin ogni caso, vorrei capire perché il martedì mi risulti tanto produttivo. Forse perché negli ultimi anni mi sono abituata a sostenere imponenti esami proprio il secondo giorno della settimana. Forse perché gli orari peggiori e più impegnativi, all'Università come dapprima a Scuola, vengono piazzati il martedì, peggio di un accumulo da pesca di beneficenza.
Non ne ho idea. Fatto sta che è così. Il martedì scrivo, sia via blog che via word. Il martedì giro spesso e volentieri video, che poi ovviamente non ho voglia di montare in giornata. No, non ho relazionato con la mia amata videocamera, oggi. Ma la media d'utilizzo vale comunque. E poi, intendo farlo a breve.
03/30: UK Journals 11 and 12

E sì che non si tratta affatto del mio giorno preferito.
Nel corso delle superiori, andavo a lezione di pianoforte il martedì pomeriggio. Il che, considerando solo il momento in cui eravamo io e il mio insegnante, alle prese con i vari brani studiati nei passati sette giorni, era una gran bella cosa. A disturbarmi erano più una serie di corollari: il fatto di interrompere un pomeriggio stra-pieno, guidare/essere trasportata fino a Oderzo sperando di non fare ritardo come al solito, rimanere invischiata nel traffico, andare in ansia perché sapevo di non aver studiato come Dio comanda. Cose così. Che bastavano per rendermi insopportabile la giornata.
Poi, il giorno dopo era Mercoledì. Che per tre su cinque anni di liceo ha per la maggiore rappresentato sei ore di materie e/o persone sgradevoli, intervallate fortunatamente da gente più accomodante. Conseguenza diretta, o per meglio dire pregressa: valanga di compiti del martedì quasi onnipresente.

Io e il martedì non andiamo d'accordo.
Ma è il giorno prescelto per ospitare gli scritti di Giapponese. Oltre che il mio giorno solitamente più produttivo. Non oggi, si intende, a livello di studio. Le altre settimane sì. Oggi no, oggi indico uno Sciopero del Martedì.
Ah, ecco cos'altro ha il giorno dedicato al Dio della Guerra. I fottutissimi scioperi di Trenitalia che quasi mi fanno mancare gli unici appelli d'esame nel giro di mesi. Mi mancava giusto la chicca.

Perché il Martedì??

Bah. Vai a capire.
Delirio.

martedì 17 luglio 2012

Perceptions

If the doors of perception were cleansed, every thing would appear to man as it is, infinite. {W. Blake} 

Sforzarsi di comprendere l'entità e l'effettività di certe sensazioni consuma molte risorse. Soprattutto se i tentativi si rivelano vani.
Avrete provato, di certo, a sondare il comportamento di qualcuno, nel corso della vostra vita. C'è chi è più portato per questo genere di cose, chi meno. Come anche chi riesce a recepire di più quando i fatti sono riferiti alla propria persona e chi, al contrario, li assimila solo quando avvengono nelle interazioni tra altri.
Teoricamente, io sono più propensa a quest'ultima opzione.
Teoricamente.
Perchè quando inizia a rimescolarsi tutto, a livello intellettivo ed emotivo, certe distinzioni non sono labili. No. Direi piuttosto fatte di una sottilissima pastafrolla, di una specie male amalgamata, che finisce col frantumarsi tutta appena tenti di sollevarla dal piano su cui l'hai stesa. Plafff, e via che si sfracella giù. Senza contare che poi ci si va addosso di mattarello, a sfogare la frustrazione per l'opera non riuscita. Sbam!
- Perdonate la metafora dolciaria, ma ho un bisogno disperato di sweets e non ne ho in casa.
Accettasi donazioni. -
Image by InfuzedMedia

Tornando a noi, la prospettiva varia visibilmente in questi attimi di confusione. O meglio, è già variata a priori tanto da mandare i neuroni in pappa, scatenando una guerra civile intestina al cervello tra istinto e razionalità. Avete capito - se non vi è chiaro, è chiaro lo stesso perchè lo dico io.
Se prima eravamo convinti di poter agire a mente fredda di fronte a determinati avvenimenti, spontanei nella natura delle relazioni umane, quando iniziano a intaccare pericolosamente la nostra sfera personale le variabili cambiano a tal punto da spingere l'irrazionalità all'azione. Fermati, porca paletta!
Con l'interessante risultato che non ci si capisce più una bega. Ma di nulla, neanche di quel che prima si poteva dare per assodato.

In tutto ciò, nel gioco di percezioni che si fa battaglia in noi, mentre sfoggiamo spesso e volentieri un atteggiamento affabile e quanto più privo di ambiguità si riesca davanti al Mondo, ovviamente non siamo soli. Nonnò. Perchè sarebbe troppo facile. Perchè se non intervengono terzi a spappolare quel che rimane delle nostre convinzioni non è divertente.
Siamo in un sistema tremendamente aperto, ormai. Isolarsi non serve a nulla. Certo, se taluni individui si astenessero dal complicare il nostro disperato tentativo di recovering (non mi viene il termine italiano) da tali scioccanti esperienze percettive, non ci lamenteremmo. Sia che lo facciano consciamente, sia che ci cozzino contro in modo involontario. Che poi, per me di volontà ce n'è eccome, sotto sotto. Giù, in fondo. Da qualche parte c'è.
Terroristi emotivi: schiantatevi.


Nonsense?

giovedì 17 novembre 2011

..Hare Krishna!!

{Posted on 15/12/10 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

Voglia di scrivere saltami addosso. Potrei averne un disperato bisogno. Come non aver nulla di cui effettivamente mettermi a parlare. Beeello. Alla soglia delle 8000 visite, tra l'altro.
Voglio solo che la gente evanescente che transita per cotesto blog (se mai si fermerà a leggere) veda che c'è la reale intenzione di pubblicare qualcosa di decente, anche se non è sempre da dar per scontata.
Allora, da che potrei iniziare?

Tergiversando. Sì, non dev'essere complicato. Voi che dite, tergiverso bene, eh?
In modo logorroico, ma ci posso riuscire. Per esempio, potrei tirar fuori la storia di mio nonno che coltivava fave e prendeva a badilate le talpe infingarde nell'orto. O quella dell'orso che mio padre dice d'aver visto. O quella del gruppo di membri dell'Iskcon... AAAALT! Argomento trovato!Per chi non lo sapesse, l'ISKCON, acronimo per International Society for Krishna Consciousness, è un'associazione indù nata nel '66 a Nuova Iorche, basata sulla venerazione mirata di questa Divinità del Pantheon Induista e che presta particolare attenzione all'attività missionaria.
Una peculiarità di questi cari giuovini e non è quella appunto di peregrinare spesso per le città allo scopo di diffondere, ovviamente, la conoscenza spirituale e la coscienza di Krishna. La maggior parte delle volte, per far ciò, intonano in luoghi pubblici il canto collettivo del Nome del Dio (Krishna, ovviamente) accompagnati da piccoli strumenti e da danze, la cui espressione è parte integrante della trasmissione degli insegnamenti e della conoscenza. *fine paragrafo SuperQuark/Wiki - spero di aver spiegato bene*

Ultimamente, li si vede spesso anche in Italia, soprattutto in zone a grande afflusso turistico e con una discreta percentuale di legami con il continente Asiatico. Una a caso? Ma ovviamente Venezia.
Non ho assistito a molte espressioni religiose che non fossero cattoliche (una Commemorazione Ebraica, una Messa Protestante e un Funerale Buddhista), e già è molto che a Shanghai sia riuscita a vedere la conclusione di un rituale funebre al Tempio del Buddha di Giada (non sarà una cosa allegra, ma credo di essermi esaltata).
Questa mancanza un po' mi spiace, devo esser sincera. Pur avendo una determinata educazione (e, altresì, una maniera tutta personale per affidarmi al Credo), sento una necessità molto ampia di conoscere le altre pratiche spirituali esistenti - perlopiù affascinanti, aggiungerei.
Riprendendo il discorso dell'Iskcon, c'è un bel gruppetto di persone che nell'ultima settimana si è fatto vedere parecchio per Venezia - mi hanno confermato la cosa diversi compagni d'università che abitano lì in settimana, e non solo. Venerdì ho sentito un coro di "Hare Krishna" provenire dall'altra sponda del Canal Grande, passando il Ponte della Costituzione (a.k.a. Calatrava). I membri cercavano di coinvolgere un po' anche i passanti, che li osservavano incuriositi. Non credo che ci sia stata gran diffidenza nei loro confronti, come spesso e, purtroppo, volentieri accade in simili occasioni. Erano molto lanciati nella loro impresa e cantavano, suonavano, ballavano che era un piacere! Personalmente ero in ritardo per la lezione di Economia, ergo mi son potuta fermare solo qualche istante, ma non ho potuto fare a meno di sorridere e desiderare di imitarli. Erano davvero molto carismatici, pur non avendoli avvicinati che di una decina di metri. Mi hanno illuminato la mattinata, sisì.

Tra l'altro, in mezzo a questa cosa, mi è tornato alla mente l'episodio di Scrubs "Il mio fegato a Pezzetti" , della 5^ serie, in cui il caro JD si lascia trasportare da alcuni membri dell'Iskcon, dopo essersi rasato a zero per solidarietà con una paziente xD Sì, va bene, è una cosa un tantino meno seria, ma non per questo ho meno rispetto di questo gruppo religioso.
Nel frattempo è da venerdì scorso che ogni tanto prendo e canticchio "Hare Krishnaaa, Grande Krishnaaa, Il Mio Krishnaaaa..." , mimando i gesti esagerati di JD. Aaah, che cose care.
Vi aggiungo il video correlato della scena, va là ^_^

L'infingardaggine Intrinseca Delle Meringhe

{Posted on 01/11/10 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

Sappiate che un genere di dolce come la meringa, come pure un bignè o un babà, o una panna montata decente, nove volte su dieci avrà la sfacciataggine di non venire come vi aspettavate. Se ne può rimanere sconvolti, altroché.
La cosa tremenda è metterci un lasso di tempo improponibile (da venti-trenta minuti a qualche ora) per riuscire ad elaborare il preparato, montare a neve, farcire, eccetera eccetera.
Poi, quando ti rilassi un attimo infornando o cercando di compiere quel che t'eri prefisso...BAM! Ecco che la tua creatura ti si rivolta contro, noncurante della fatica e del tempo investiti a suo unico pro. Traumatico.
Nel caso del nostro dolce zuccheroso, comunemente si affloscia a mo' di cacchetta spiattellata (immagine idilliaca), facendovi imprecare in aramaico di volta in volta.

Mia madre ha provato molte volte a cucinare questo subdolo dessert; per capirsi, una quindicina di volte in tutto negli ultimi 30 anni, da quando ha reperito la ricetta (molto semplice, a dirla tutta - due ingredienti).
La prima volta che è riuscita ad ottenere delle meringhe degne di questo nome? Ieri.
"Tutta una questione di temperatura, è il forno, è il forno!!" Il canto d'esultanza, a parte un suono acuto non ben definibile, è stato circa questo. Davvero, se ci si deve sentir realizzati per qualcosa, nella vita, è quando occorrono cose simili! (nota: NON sono sarcastica)

Nonetheless, perché sto descrivendo l'arcano atto spirituale di creazione di una Meringa? Quale messaggio figurato voglio trasmettere tramite l'uso di quella che si potrebbe considerare una metafora dolciaria?? Cosa ha partorito la mente illuminata dal Sommo Derf constatata la natura sadica Meringhese?!?7
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Nada.
Volevo solo condividere questa gaudente scoperta.

Vademecum dello Studente Universitario a Venezia!

{Posted on 10/03/09 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

...Conscia del fatto che ormai da moooooolto non scrivo regolarmente su questo blog, provo ad iniziare una serie di mini-vademecum (o qualcosa di simile insomma) ispirati dalla vita vissuta, osssstregheta xD
Chissà che non servano a qualcuno!!
Dunque.. Intanto introduciamo il fatto che sono tutta presa mentalmente da un nuovo viaggio (ebbene sì!) in Irlanda, per cui non sarò particolarmente connessa. Tuttavia, farò del mio meglio!

Intanto, proporrei un'interessante tematica:
LE LEGGI DI MURPHY APPLICATE ALLA REALTA' VENEZIANA
Studente VS Murphy
, come dir vogliate :D

No no, altro che scherzi! E' una cosa da prendere assolutamente con le pinze, scherziamo??
Immaginatevi di essere un'inesperta matricola che, ben esaltata dall'abbandono della realtà Liceale/Superiore si va ad inoltrare in un mondo nuovo, sconosciuto e sempre (ahimè!) rigonfio di sorprese quale l'Università. Certo, lo scenario par simile a quello di tante altre città universitarie Italiane, a prima vista.. Ma ognuna di esse ha le sue caratteristiche singolari, eh! Inclusa Venezia. E, oserei dire, in maniera particolare.
Dicevamo, immedesimatevi in una matricola (buon per voi, o mal per voi - punti di vista.. - se lo siete realmente). Ca' Foscari, IUAV, Belle Arti o Conservatorio.. Non c'è alcuna differenza tra questi istituti se subentra un sublime fattore: La Legge di Murphy.
Se non avete idea riguardo a cosa io stia parlando.. Grami voi. V'attaccate e v'andate a informare su Wikipedia!! Che razza di universitari sperate di diventare senza conoscere questi elementi basilari??
Sono cose che non vanno ASSOLUTAMENTE trascurate!!
Difatti, appena vi sarete abituati un pochino al ritmo lagunare, potrete constatare voi stessi quanto siano vere le seguenti osservazioni, o magari vi sarete premuniti in partenza conoscendole, si sa mai..


  • Gli orari dei treni non si adatteranno MAI ai tuoi orari universitari. (Detta anche "Legge di Trenitalia", applicabile anche in altri contesti)





  • Lo stesso si potrà dire per gli autobus e i vaporetti (Applicazione Veneziana della "Legge di Trenitalia") 





  • Quando sarai in anticipo rispetto all'orario di un treno, questo sarà in ritardo. Qualora tu invece sia in ritardo, sappi che partirà in anticipo. (Corollario alla "Legge di Trenitalia" valido su rete nazionale)





  • Se soffia Scirocco, avrai acqua alta. Se non soffia Scirocco, soffia la Bora. 





  • COROLLARIO: Se sei in estate, non soffierà proprio un cazzo.





  • Salvo tu non abbia una tuta impermeabile, nei giorni di pioggia risulterai sempre e comunque bagnato fino alle mutande. E no, l'ombrello non serve proprio a nulla.





  • Non importa quante persone passeranno contemporaneamente a te per delle Fondamenta o delle Calli: se c'è un canale, sarai sempre tu la persona più prossima a finirci dentro. (A.k.a. "Legge del Canal")





  • COROLLARIO: Lo studente veneziano potrà vantarsi di un equilibrio da far invidia a un ginnasta





  • Il fantomatico equilibrio decadrà automaticamente appena lo studente porrà piede su un ponte. (Legge de i Ponti)





  • COROLLARIO: Lo studente veneziano annovererà tra le proprie figure di merda una serie di spettacoli acrobatici svoltisi sui gradini dei ponti, con o senza caduta finale





  • Non importa quante volte controllerai le maree in caso di acqua alta. Se sei munito di stivali, sarà sempre meno di quel che ti aspettavi. Se non li hai messi "perché tanto so una strada alternativa", il livello raddoppierà magicamente sbarrandoti tutte le scorciatoie





  • COROLLARIO: La maggior parte delle volte che ti sei attrezzato al meglio per l'acqua alta, sarai uno dei pochi cretini che andrà in giro con gli stivaloni in gomma iper-colorati al ginocchio





  • COROLLARIO II: Non importa quanto equilibrio hai accumulato nella tua breve esperienza, con gli stivali, soprattutto sui ponti, cadrai rovinosamente un discreto numero di volte





  • Quando hai tutto il tempo di questo mondo per raggiungere l'Uni o la Stazione, la gente ti aprirà un varco come le acque di fronte a Mosè, o addirittura scomparirà dal tuo percorso





  • Quando hai fretta di raggiungere un posto o prendere il treno, la maggior parte dei turisti presenti sull'area Veneziana avranno premura di scegliere proprio te per domandare informazioni, far scattare foto, oltre che di intasarti tutta la traiettoria con fare mollaccione





  • SINTESI delle due affermazioni precedenti: "La densità umana su un determinato percorso è direttamente proporzionale alla tua fretta" (a.k.a. "Proprietà accrescitiva dell'ammasso umano")





  • Non importa quante volte abbiate controllato sulla mappa il tracciato; almeno una volta, vi perderete in una calle misconosciuta della città





  • COROLLARIO: Il senso dell'Orientamento di uno studente veneziano va in ibernazione nei primi mesi di routine universitaria




  • Al momento, queste sono le principali informazioni su cui posso illuminarvi.
    Se avrò modo di comprendere che il Buddha-Derf è anche dentro di me, forse potrei raggiungere il Nirvana-Derfico tanto da offrirvi una piena visuale dello scenario. Nel frattempo.. Buona fortuna! :D