"Sai, avremmo dovuto prendere uno di questi taccuini e fare una specie di diario di bordo, fin dall'inizio."Nel dirmi questo, qualche giorno fa ai Weihnachtsmarkt, la mia coinquilina non aveva tutti i torti.
Sono circa due mesi che non scrivo sul blog. Il mio arrivo qua precede l'ultimo post di una manciata di giorni.
Non è che abbia qualche strano blocco dello scrittore. Ho creato tre racconti in italiano, un testo in giapponese, sto preparando una presentazione in tedesco di cui mi devo prima fare uno script, ho trovato una tematica specifica che probabilmente porterò a Tesi, sto lavorando su due esami da non frequentante e su due papers, ho pronto il canovaccio di un video e ho vari racconti in sospeso.
Mi sono anche premurata di tenere aggiornate un po' di persone - oralmente, via skype, via social.
Sta andando bene. Dico sul serio, anche se faccio fatica ad adattarmi al sistema locale e alla mescolanza di lingue, sto cercando di adattarmi al meglio e il metodo mi piace. Ho alcuni problemi ancora con la burocrazia e con dei corsi in Italia, ma si sistemeranno. Studio e incontro persone. Tante, varie, belle. Raccolgo storie, raccolgo esperienze e caratteri senza i quali questo periodo non sarebbe stato uguale.
Sono passata per Francoforte, Karlsruhe, Mannheim, Stoccarda, Esslingen, i dintorni di Heidelberg oltre alla città stessa.
Mi metto in gioco. Non per questo mi scordo del punto da cui sono partita.
Ho perfino previsto un ritorno a casa per Natale, fuori programma. E ad essere sincera, sono un po' pentita del fatto di rimanerci appena una settimana. Ma mi aspetta un Capodanno con Erika quassù. Mi verranno a trovare altre due persone, nel frattempo, Alessia la prossima settimana e Miriam a Gennaio.
Rimane qualcosa che non va.
Non è il posto. Non è la gente. Non è lo studio.
In sostanza, è una cosa tra quelle che temevo accadessero. Sento di esser stata messa da parte.
Il che è buffo, da un certo punto di vista sono io ad essere partita fregandomene di tutto e tutti, così, per un anno - dieci mesi, quel che è.
In molti si sono raccomandati, "Non scordarti di me, eh!". Seems legit, io mi creo nuovi contatti qui per non essere un'isola, quindi viene automatico pensare che tutto il resto non mi interessi. Lo capisco, davvero. Ciò non giustifica, dall'altra parte, un comportamento analogo. Qualcuno ci scherza sopra, a riguardo - ma normalmente, si tratta di persone che sento regolarmente e che sto apprezzando sempre di più per questo.
Onestamente? Ci sto provando.
Per quanto possa esser dura, non sono in capo al mondo e anche se mi è impossibile esserci fisicamente per certe cose, continuo a pensarci, a farmi venire in mente persone che hanno caratterizzato la mia vita finora, a riti quotidiani e settimanali che non sono più la mia norma e la cui assenza ha sostanzialmente modificato il mio stile di vita in appena due mesi.
Non sarò costante - la vedo dura, tenendo conto di tutti i fattori, è naturale non avere gli stessi riflessi e la stessa prontezza che a "casa". Però almeno ci penso, ci provo. Perchè devo essere solo io a prendere l'iniziativa? Perchè io sono una e gli altri sono tanti, quindi l'una isolatasi dalla massa è quella che deve fare il maggiore sforzo? E ripeto, l'ho fatto.
Tant'è che, comunque, la massa mi ha tenuto in conto per ben poco, facendo emergere probabilmente quei pochi che vogliono ricambiare lo sforzo, per quanto soffrendo la distanza - e a questi pochi, che hanno sopportato papiri via messaggio o via mail, ore infinite di conversazione tramite uno skype che sembra intenzionato a riavviarmi il pc almeno tre volte per sessione, va il più grande e sincero affetto che la mia me delle 3.30 del mattino sia in grado di produrre (vi voglio bene, sappiatelo).
I restanti forse ci hanno provato, ma con così poca convinzione che il tentativo è sfumato nel corso delle prime settimane. Passato ottobre, passata la festa. Basterebbe un messaggio a caso, come fa qualcuno, che lascia delle chicche in giro per le bacheche che apprezzo tantissimo, pur nella loro essenzialità.
Sarà per questo che non nutro un così grande interesse a rendere nota ogni cosa al "pubblico", se c'è mai stato. Se qualcuno vuole davvero sapere per filo e per segno le cose, basta chiedere. Ma anche no, suvvia, cosa pretendiamo. Sono via, quindi ho già dato tutto quello che potevo dare. Non servo mica.
Tanto che me frega, a me. Tanto, son qua pei cazzi miei, se voglio mi devo muovere io. Tanto si sa che è così.
Tanto poi mi abituo, no?
Certo.
Tanto poi mi abituo.
Tanto.
Grazie. Danke. Thanks. Gracias. Obrigada. ありがとう. 谢谢. Merci. 감사합니다. Tapadh leibh.
Spero il senso di sarcasmo riesca a filtrare attraverso tutte queste lingue.
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lunedì 9 dicembre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
It's a Teutonic Land, baby.
First week of non-officially-started Erasmus.
Right now, I'm laying on my bed at Steffi's Hostel, Heidelberg, located in the amusing german region of Baden-Wuttemberg.
I finally got a home with my Erasmus mate (yay!) after a worrying start of our research. I'm ready to start my studies, or at least I think so... And all that's left to do regards bureaucracy - that hideous thing I thought I would have eventually left in Italy, until next fallout of the system running Ca' Foscari website. Because there'll be one as usual, I expect. But I'm prepared for that.
The matter is, I was not even slightly prepared to face German bureaucracy, not only because of the amount of things it compels, but also because of a structure I didn't expect.
The Italian curious phenomenon described perfectly throughout something like "The twelve tasks of Asterix" movie shows an office system ready to freak you over.
"We are not the right desk for this, try the second on the left at Central Building's second floor!", "Not really, you should go to Info Center at Uni Square to be sure", "Well, if you just try to ask the City Hall...", and so on. I can assure you, this is not an Italian exclusive method (ohohoh, destroying stereotypes, how I llove it!).
Sure, German efficiency is pretty famous and correctly assigned in most circumstances. Even in this one, I'd say. But cases like the Italian offices' Triathlon happen pretty often, actually - I experienced some in the past days.
This notwithstanding, if I'm a foreign student that arrives at the beginning of the month, moreover after notifying it to you, I expect to apply for my studies at your offices when you told me to be there. Right? Not a parade, nor a sumptuous Ceremony like Hogwarts'. Just doing what I'm supposed to do.
So, finding closed the desk responsible to sign most of my documents for the exchange during the entire first week before the Orientation and the Language placement Test is not pleasant.
Let's also add my still-not-acquired knowledge about German national holidays, that makes me try to apply during the Day of German Unity, running to get to the offices before offices closing time and finding them all shut. I felt terrible, with all the matters I still ought to manage before the lectures start.
So, I'm a little upset.
Anyway, apart from these traumas, I still reckon there're loads of differences from Italian University system, starting from spaces and places dedicated to students' academic and private time, adding the availability of Staff and Students' Support, pretty affordable living costs and so on. Moreover, if you don't know German, in most cases you'll find someone that can speak English just around the corner - not everybody, of course, but a good percentage of citizens can manage a little English, or even Italian in my case. Speaking of that, it's pretty common to get in touch with other Italians, noticing their home accent at the bus stop and pointing out there's a big Italian community nearby, as well as encountering nationals within the Hostel guests or waiting at Uni offices like you. Pretty fun, to be honest.
All of these things go along with a very fascinating atmosphere, permeating the Altstadt, or Old Town, and many other places.
To close this quick (yeah, for me this is short) post, I can assure you that it's not a case if I came here for Japanese and Asian Studies.
At least I can overheard the discourses between Asians guests in the Kitchen without them knowing. And considering how they've been occupying the stoves in the common room, I don't even feel guilty for it. It's called karma, dearies.
Sooo good! :D *giggles*
Tschüß!
All of these things go along with a very fascinating atmosphere, permeating the Altstadt, or Old Town, and many other places.
To close this quick (yeah, for me this is short) post, I can assure you that it's not a case if I came here for Japanese and Asian Studies.
At least I can overheard the discourses between Asians guests in the Kitchen without them knowing. And considering how they've been occupying the stoves in the common room, I don't even feel guilty for it. It's called karma, dearies.
Sooo good! :D *giggles*
Tschüß!
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Ubicazione:
Heidelberg, Germania
sabato 10 novembre 2012
Dottoreggiando
Come far avvenire cose spiacevoli e insperate, parallelamente e/o al contempo?
Semplice. Iscrivetevi all'Università.
Sarò essenziale - davvero davvero, giuro - e andrò dritta agli avvenimenti.
Due giorni fa: Annuncio di possibile errore nel voto, di cui al post precedente, dovuto a una sbagliata comunicazione a monte dalla segreteria alla relatrice del massimo punteggio di tesi (che ovviamente ha coinvolto tuttituttitutti i suoi tutorati) + correzione verbale da un'insegnante giustamente alterata con suddetta segreteria + assenza comunicativa con gli studenti, che fanno tam-tam informativo tra loro per rendersi partecipi a vicenda dei lieti 3 punti mancanti in arrivo
Ieri: Staffetta tra segreterie + conferma del voto modificato, 102/110 al posto di 99 + conferma dei miei conti corretti e dell'evidente confusione mentale dei vari segretari nel dirmi cose strane e paranormali riguardo alla mia media e all'inventarsi punteggi
Oggi: Giorno della Laurea in Piazza San Marco, con previsioni burrascose ma tempo che ha retto, oltre a due mie piante podaliche provate da un azzardo taccoso + la voce suadente che ci annuncia + il Piero, perchè ormai lo si chiama con confidenza + commozioni varie, sotto molteplici prospettive psico-fisiche
Stasera: Pasticcini a sorpresa + bimbi + relacccs con "Yes Man" (niente male) + varie ed eventuali che è preferibile non considerare + #pensierofisso: "Un giorno. Solo un giorno, chiedevo."
Punto. Stop.
Fine.
Davvero.
Ma in ogni caso...
Viva noi!
giovedì 25 ottobre 2012
Brubabbaluppratt
Sì. Un mese e mezzo che non scrivo. Pazienza, ho altro a cui pensare. Se è per questo, è altrettanto che non sforno un video. A questo rimedio appena mi vien voglia di aprire un programma di editing non collaborante con il montaggio.
E inizio il post con un neologismo spuntato dalla cacofonia di voci del delirio puerile-nipotale.
Ora.
Pensiamo.
Perchè oggi evidentemente non mi son già spremuta abbastanza le meningi - deve essere così, il mio QI deve alzarsi per comprendere i ragionamenti reconditi dietro questo.
Obiettivamente, 99 su 110 è un bel voto. In una scala decimale, corrisponde a un 9 spaccato. Su 100, a un 90, se la matematica non è un'opinione come Ca' Foscari crede. Stando tuttavia al periodo ipotetico appena puntato, mi girano un tantino le balle.
Difetto.
D i f e t t o.
A parte che a prescindere una media ponderata non dovrebbe essere riportata in centodecimi con arrotondamenti. Secondo tale illustre logica, un 25 vale 91 punti, mentre un 26 ne vale 95.
Che i numeri 92, 93 e 94 vadano a cercarsi un altro lavoro precario, tanto sono inutili.
In ogni caso, se arrotondi, lo fai come siora Matematica comanda. Ovvero, le cifre con un 5 decimale abbondante (tendente al 6) vanno verso l'alto. Non puoi arrotondare solo a chi ha un 8 o un 9, pure storcendo il naso. Non puoi. Questo vuol dire voler solo incassare più soldi per evitare di far sconti di tasse dal 100 in su. Basta.
Ergo, mi sono trovata con un 91 immeritato. Più 2 di bonus, graziaddio. E 6 pieni di tesi, che vuol dire che forse - ma forse appena - il mazzo me lo son fatto comunque.
Non impreco solo perché sono stata occupata a tirar giù di tutto nel resto della giornata. In quanto, dato che ancora non l'ho detto, questa è stata solo la ciliegina.
In realtà, la nottata-mattinata pareva essere iniziata bene.
Beata positività notturna.
Ero appena rientrata da una serata fuori - nonché dalla visione del film Hunger, che pur nell'intensità di trama e tematiche direi proprio che merita. Mi sono resa conto, appena rientrata, di esser rimasta con 5 euro in portafoglio. Quello era tutto l'ammontare delle mie finanze, letteralmente. Non ho un libretto bancario, non ho più soldi in prepagata, non ho nulla, fondamentalmente, se non vado a domandare ai miei. Che comunque non disturbo, visto che a giorni stanno peggio di me.
Comunque, fresca di ritorno, guardo la mail per controllare che un paio di cose siano arrivate. E mi trovo un messaggio dal responsabile per il team di volontari alla GMG 2013 di Rio de Janeiro.
Parentesi: Io alcuni mesi fa ho compilato il modulo di richiesta, convinta di mettermi in gioco pur con vaghissime speranze di uscirne selezionata. Ma pareva che le spese fossero a carico totale dell'organizzazione, quindi perchè non dare una chance a tutto?
Conclusione: Mi hanno effettivamente selezionata.
Esatto.
Ho la possibilità di andare come volontaria internazionale alla GMG di Rio. Per due settimane. Ma le spese coprono solo gli spostamenti, il vitto e l'alloggio in loco. Ad arrivare lì e al Kit del Volontario ci devo pensare io. Illusa, sono andata a dormire più contenta che altro.
Di nuovo sobria, nella mia veste quotidiana, mi sono resa conto del fatto che io non ho un soldo e che posso chiedere meno di zero ai miei, contate le tasse universitarie - più il fondo Giappone che fatica enormemente a venir fuori.
Obiettivo: trovare una cassaforte zeppa di quattrini. Perché deve esistere, da qualche parte, abbandonata in mio nome.
Aggiungiamo a questo anche qualche genialata del prof di strategic management - sì, corso in inglese; sì, essendo linguisti ci piglia per mezzi scemi e sì, accento inglese suo moooolto maccheronico.
Per lui, si può fare un progetto da esporre in gruppetti di 2-3 persone, oralmente, che pur non essendo obbligatorio è caldamente consigliato per tentare di raggiungere i voti dal 27 in su. E sinceramente, questo io lo vedo obbligatorio. Ma comunque, prima tale individuo ci dà tutto il tempo del mondo per organizzarci, dandoci spunti di analisi e di creazione dei contenuti indicativi. Poi, a man bassa, proprio oggi che io manco dice che le slides non modificabili dei progetti vanno inviate entro il 6 novembre.
Sei. Novembre.
Una settimana e mezza. Dieci giorni. Con un mezzo ponte e due weekend in mezzo, più corollari vari di impegni.
Oh, se vuole farsi voler male, oh, se è sadomaso!
In più, anche se ne aveva già accennato, annuncia un recupero triplo dalle 10.30 alle 15.30 questo sabato.
Sabato.
La logistica ha deliberato che Ca' Foscari farà qualsivogliaciccibiricoccola recupero il Sabato.
No, ma io non avevo impegni, eh. E manco fossero stati impegni leggeri- uno era per finire di organizzare il gruppo per le ragazze scatenate di domenica, che dovrò pure tenere da sola (aiuto, aiutoaiuto); uno per andare a trovare mia cugina rientrata dall'ospedale, con prospettive poco carine.
Più da qualche parte dovrei infilarci lo studio. E il sottotitolaggio "semi-professionale" richiesto da un'altra lezione.
Innanzitutto lo studio, visto che tra un mese ho un test di certificazione linguistica che è una bestia nera.
Ma è solo un pensiero.
Io...Io...Io...
AArrgh! *pffft*
Vado a lavarmi. Almeno non puzzerò.
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venerdì 31 agosto 2012
Inconsapevolezze Aliene
Onde evitare dubbi, non credo agli Ufo.
Il termine "Alieno" è di matrice latina (straniero, estraneo, di altri) e determina qualcosa a noi esterno, l'altro in senso lato. Alieno è chi non rientra nella nostra sfera personale. Alieno è il diverso. Alieno svolge il ruolo di aggettivo o di sostantivo, sia scritto semplicemente così, che con la desinenza "-zione".
(*Disattivazione Modalità Linguista*)
Diamoci una regolata. Sì, dico a te, mio caro Difetto Professionale. Sto perdendo il filo, per colpa tua.
Dicevo, il titolo non c'entra assolutamente un tubo con l'argomento che balugina nella mia testa, anche perché sarebbe stupido parlare di un argomento che non ritengo sia un problema. Cionondimeno, non diate per scontato che io parli di un problema solo perché l'ho detto nella frase precedente. Né che non debba per forza farlo.
Mi sto incasinando da sola, sì. Non mi piace avere urla di bambini per tutta la casa, è una condizione che incide non poco sulla mia coerenza esplicativa. Come penso capiti a chiunque.
Ergo, ignorate le precedenti righe.
Definizione di Alieno a parte, se non vi secca.
Image by milk.milk |
Credo fosse Marx ad aver nominato l'Alienazione umana, in ambito lavorativo. Ma siccome ora come ora non ricordo granché delle classi di Filosofia fatte durante il liceo (credo di avere un buco nero, nell'archivio mentale), non vedo perché dovrei tirarlo in ballo.
Dopotutto, non devo nemmeno approfondire le tematiche "lavoro" o "società".
La mia è una questione molto, molto più personale.
Per riprendere il solito fattore Studio - nel caso non si sia ancora capito quanto mi stia a cuore in questi giorni - si stanno verificando circostanze curiose, entro le pareti cerebrali.
Ho iniziato prima di quanto abbia mai fatto, con ripasso, schemi, colloqui da me stessa a me stessa simulando esami orali che mai si verificheranno in maniera così spigliata. Diciamo pure che è più di un mese che sto dietro a tutto. Sono riuscita a mettermi per almeno due ore sui libri anche a ferragosto - sono stata parecchio produttiva, in quei giorni.
Il problema - sì, avevo già intenzione di parlare di un problema - è iniziato ad emergere all'alba della scorsa settimana. Meno due settimane agli esami. Il comune animale universitario, in tale familiare habitat, ci darebbe dentro con lo studio. Io ho principiato invece una lenta, inesorabile discesa. Non sono mai riuscita a studiare per più di quattro, cinque ore al giorno. Per i miei standard, è poco. Soprattutto visto che ci sono sul piatto due esami pesanti e in svolgimento nelle medesime date: suicidio puro, mai più ridursi così - Last Famous Words, già fatto lo stesso l'anno scorso, due volte, con lo stesso proposito di irripetibilità.
Cosa intendo, con tutto ciò?
Le nozioni ci sono. Ho visto almeno una volta, se non più, ogni argomento trattabile, eccetto un paio di discorsi da orale che posso mettere su in cinque minuti (e che quindi, giustamente, saranno piazzati all'ultimo). Vedo le cose e so che ci sono, archiviate da qualche parte. Solo che non mi pare siano mie.
Riesco a riconoscere tutto, ma non a essere la persona che sa.
Oh cielo, non lo so spiegare meglio. Pare quasi mi stia alienando dalla mia testa. Sono qui, ma sono altrove. Penso a tutto e nulla. Avrò guardato chissà quante volte i fogli sparsi sulla mia scrivania. Negli ultimi giorni sono stata su una media di ore che oscilla dalle due alle tre. Facezie, quisquilie e pinzillacchere.
Non servono a far nulla, eppure non riesco ad incrementarle. Potrei esservi intenta ora, ma sono alla tastiera.
Oh, io non mi capisco più. Non che sia andata molto bene in precedenza, ma davvero, prima arriva il 6 Settembre, meglio è. Possibilmente con 24 crediti in tasca e una domanda di laurea.
Askarrabbadd.
mercoledì 29 agosto 2012
Archive-mode: ON
Partiamo col dire che mi sono trattenuta, ieri, dallo scrivere. Volevo sfatare il mito del martedì, precedentemente citato.
Indi per cui, procediamo con ciò che si sta sviluppando entro i miei personalissimi e quantomai solitari neuroni, sommersi da un'ondata di piena fatta di kanji e giapponesate varie. O almeno, dovrebbero esserlo.
Ad ognuno capitano periodi NO. Con la enne e la o maiuscole. Quelli in cui non si trova nulla che gira come dovrebbe, umore a parte - il suddetto, di suo, turnica fin troppo.
Esempio pratico: io in questo momento dovrei preparare non uno ma ben due esami di lingua, gli ultimi della triennale. Tali imprese mi vedranno impegnata martedì 4 (e qui spero bene che la produttività del martedì non m'abbandoni) negli scritti, per un totale di 4 ore e mezza consecutive - immaginatevi quanto stia ballonzolando dalla giuoia - , nonché il successivo giorno 5 (salvo prolungamento al 6, Dio non voglia) con gli orali, sperando di aver superato i primi - altrimenti, ciccia.
Ora, l'appello è alle 9 del mattino. Una goduria, considerato che il treno il quale da schedule comunemente dovrebbe arrivare entro un orario decente per portarmi a Venezia è, quasi sempre, in ritardo. Il che, per la sottoscritta, significa, per due mattine consecutive, se non tre, prendere il precedente treno poco dopo le 6, con capolinea a Santa Lucia per le 7.30 circa. Ergo, sveglia come minimo alle ore 4.30 (se non prima), dati i seguenti fattori onnipresenti:
- ansia pre-esame
- studio matto e disperatissimo, ridotto, dell'ultimo minuto, con occhiaie che la depressione del Mar Morto è nulla a confronto
- colazione a tea&coffee (quest'ultimo come new entry universitario-estiva)
- restauro in bagno per poter andare all'appello in condizioni quantomeno definibili come "accettabili", considerato il preesistente Barbon-style tipico da periodo-studio
- rituali di auto-convincimento per sconfiggere la tentazione di tornare ad appallottolarsi sotto le coperte, mandando a fancu a quel paese Università e affini
- recupero dell'auto con concerto di galli ultra-mattinieri e tragitto fin in stazione
Ovviamente, questa è l'opzione con biglietti già acquistati il giorno precedente. Anche perché, con lo sportello non ancora aperto, nonché bar ed edicola chiusi per turno, più controllori di pessimo umore vista la levataccia, sarebbe un azzardo poco intelligente.,
Si capisce che, con questa bella prospettiva, anche le migliori intenzioni finiscano per frantumarsi. Aggiungiamoci anche pensieri d'altra sorta e la preparazione agli esami sarà frammentata peggio del mio sonno sotto stress - ho una media di due-tre ore filate a notte, da aggiungere a svariati dormiveglia.
Io ci sto provando, davvero, a crearmi questo benedetto archivio linguistico. Solo che il mio omino bibliotecario, impiegato per simili faccende nella mia testa, al momento sta smaltendo un folto traffico derivato dall'ambito relazionale. Perché sì, finalmente s'è deciso a eliminare un certo interesse personale con il mega distruggi-documenti *alzerei un corale "Halleluja"*.
Oserei dire che era ora, ma ero pure io a dovergli dare le motivazioni adatte a compiere tale operazione. Quindi me la sono un tantino cercata.
E mentre la mente naviga, saggiando opportunità future ancora incerte, la mia voglia di fare cala drasticamente, in preda a fantasie, ambizioni, progetti, dubbi esistenziali e un qui-pro-quo di immagini.
Ho bisogno di ferie. Ferie vere, però.
Non amo
Chi sono, ciò che sembro. È stato tutto
Un qui pro quo
{Eugenio Montale, Ossi di Seppia}
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