mercoledì 29 agosto 2012

Archive-mode: ON

Partiamo col dire che mi sono trattenuta, ieri, dallo scrivere. Volevo sfatare il mito del martedì, precedentemente citato.
Indi per cui, procediamo con ciò che si sta sviluppando entro i miei personalissimi e quantomai solitari neuroni, sommersi da un'ondata di piena fatta di kanji e giapponesate varie. O almeno, dovrebbero esserlo.
Ad ognuno capitano periodi NO. Con la enne e la o maiuscole. Quelli in cui non si trova nulla che gira come dovrebbe, umore a parte - il suddetto, di suo, turnica fin troppo.

Esempio pratico: io in questo momento dovrei preparare non uno ma ben due esami di lingua, gli ultimi della triennale. Tali imprese mi vedranno impegnata martedì 4 (e qui spero bene che la produttività del martedì non m'abbandoni) negli scritti, per un totale di 4 ore e mezza consecutive - immaginatevi quanto stia ballonzolando dalla giuoia - , nonché il successivo giorno 5 (salvo prolungamento al 6, Dio non voglia) con gli orali, sperando di aver superato i primi - altrimenti, ciccia.
Ora, l'appello è alle 9 del mattino. Una goduria, considerato che il treno il quale da schedule comunemente dovrebbe arrivare entro un orario decente per portarmi a Venezia è, quasi sempre, in ritardo. Il che, per la sottoscritta, significa, per due mattine consecutive, se non tre, prendere il precedente treno poco dopo le 6, con capolinea a Santa Lucia per le 7.30 circa. Ergo, sveglia come minimo alle ore 4.30 (se non prima), dati i seguenti fattori onnipresenti:
- ansia pre-esame

- studio matto e disperatissimo, ridotto, dell'ultimo minuto, con occhiaie che la depressione del Mar Morto è nulla a confronto

- colazione a tea&coffee (quest'ultimo come new entry universitario-estiva)
- restauro in bagno per poter andare all'appello in condizioni quantomeno definibili come "accettabili", considerato il preesistente Barbon-style tipico da periodo-studio
- rituali di auto-convincimento per sconfiggere la tentazione di tornare ad appallottolarsi sotto le coperte, mandando a fancu a quel paese Università e affini
- recupero dell'auto con concerto di galli ultra-mattinieri e tragitto fin in stazione

Ovviamente, questa è l'opzione con biglietti già acquistati il giorno precedente. Anche perché, con lo sportello non ancora aperto, nonché bar ed edicola chiusi per turno, più controllori di pessimo umore vista la levataccia, sarebbe un azzardo poco intelligente.,
Si capisce che, con questa bella prospettiva, anche le migliori intenzioni finiscano per frantumarsi. Aggiungiamoci anche pensieri d'altra sorta e la preparazione agli esami sarà frammentata peggio del mio sonno sotto stress - ho una media di due-tre ore filate a notte, da aggiungere a svariati dormiveglia.
Io ci sto provando, davvero, a crearmi questo benedetto archivio linguistico. Solo che il mio omino bibliotecario, impiegato per simili faccende nella mia testa, al momento sta smaltendo un folto traffico derivato dall'ambito relazionale. Perché sì, finalmente s'è deciso a eliminare un certo interesse personale con il mega distruggi-documenti *alzerei un corale "Halleluja"*.
Oserei dire che era ora, ma ero pure io a dovergli dare le motivazioni adatte a compiere tale operazione. Quindi me la sono un tantino cercata.
E mentre la mente naviga, saggiando opportunità future ancora incerte, la mia voglia di fare cala drasticamente, in preda a fantasie, ambizioni, progetti, dubbi esistenziali e un qui-pro-quo di immagini.

Ho bisogno di ferie. Ferie vere, però.
Non amo
Chi sono, ciò che sembro. È stato tutto
Un qui pro quo
 {Eugenio Montale, Ossi di Seppia}

2 commenti:

  1. Niente scrittura del martedì? Mi destabilizza, questa cosa... Vedi di mettere sotto il bibliotecario che agli esami ti voglio splendente!

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  2. Vero?? Le costanti sono così belle, ma ogni tanto cambiare fa beeeeene u_ù *annuisce*

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