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Avrei dovuto iniziare a scrivere un diario di Viaggio
dall’inizio, mica a quasi quattro mesi da quando sono all’estero.
È una questione di correttezza cronistica e umana. Chiariamoci,
non è un obbligo morale o un sommesso tentativo di autocelebrazione, non credo
arriverei a tanto. Dovrei sapere assumere toni epici, il che esula vagamente
dalle mie competenze. In ogni caso, da quando è iniziato questo capitolo di
vita avrei dovuto attribuire il valore adeguato a certi suoi aspetti e a
determinate persone.
Cercherò di rimediare.
Non credo sia il caso di fare lunghe descrizioni prolisse
di eventi accaduti, anche perché da un certo punto di vista dovrebbe vigere la
regola del “Quel che avviene in Erasmus, resta in Erasmus” (le balle, sto
raccontando alcuni dettagli vari et eventuali, a chi sa come chiederli). Sì, un
Fight Club modalità studentesca che poggia su enormi stereotipi, talmente
fantasmagorici che sfidano l’abilità immaginativa dei più azzardati utopisti
(con certe basi, quello è da ammettere).
Mi piacerebbe che
però la categoria di post che mi accingo a lanciare non si limiti a quest’esperienza. Ho molte cose in arretrato, relative a viaggi e non, che non ho mai diffuso a dovere.
Ci sono persone e fatti che caratterizzano i
momenti della nostra vita, i quali possono rientrare nella nostra sfera
personale come anche essere semplicemente persone di passaggio, punti di
contatto, fraintendimenti, attimi di confusione, soggetti nei quali si
individua una linea comune alla nostra, che si perdono di vista in un batter d’occhio,
nell’unica intersezione che le linee temporali reciproche possano avere.
Ecco, di questo vorrei parlare. Non sembra molto chiaro,
forse. Spero di dissolvere un po’ di dubbi.
Dopotutto, delle pietre vanno pur posate, anche tornando
indietro con la memoria. Un valido esercizio per chi, come me, a volte rifiuta
di ricordare perché troppo pigro.
E non lasciamola scappare, ‘sta ispirazione.
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