giovedì 17 novembre 2011

Anime Di Vetro

{Posted on 16/12/10 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

Ho sentito dire che ogni uomo è un’isola.
Costituzionalmente e di diritto non appartenente a razze, classi o quant’altro; socialmente presente a meno di esser rinchiuso in cantina (opportunità non trascurabile). Esteriormente costituito da un camuffamento comune, per quanto estroso possa parere.
E dentro? Una volta caduta la maschera, se mai essa riesca a cadere, si riesce a rilevare qualcos’altro?

In realtà, non ho nulla che mi permetta di dar fiato a qualche risposta. Ma m’han presentato un paragone di vita interessante. Ognuno nel proprio io è a suo modo solo, per quanto possa ingannarsi socialmente; ogni vaso che costituisce la nostra esistenza può essere fatto di qualsiasi materiale, forma, dimensione, e per quanto noi ci si sforzi nel riprodurre la vita in serie, nessun orcio sarà mai del tutto identico a un altro.

Ma i materiali conosciuti, in fin dei conti, son quelli. Limitati come l’esperienza umana. Prendiamo la creta. Non facile da modellare, discretamente fragile, ma per molti versi i suoi cocci son grossi e facilmente ricomponibili; e poi, come anche l’argilla ci si può lavorare egregiamente. Consideriamo altrimenti il ferro: duttile, forte, risonante; si può fondere e rifondere. O meglio ancora, il marmo, praticamente inattaccabile; salvo grazie a qualche acido o un buono scultore, ma è un discorso a parte.
E potrei continuare ancora con tutti i materiali esistenti. Volete un vaso di diamante? Se riuscite a scolpirlo, ben venga; è il materiale più duro esistente, seppur estremamente raro. La proposta degli ultimi decenni è la plastica, basilarmente sempiterna. Preferite invece un’anfora di carta? Purché riciclabile.. è piuttosto esposta alle intemperie, ma pazienza.
Non è difficile. Ci si riesce in ogni modo a categorizzare, anche costituendo nuove leghe. Quel che esiste è un insieme specifico.

Ma avete mai ragionato sul vetro? Anch’esso è un materiale.
E che materiale. Lo si può soffiare, tingere, modellare, vi si possono incastonare oggetti.. Spettacolarmente particolare.
Col minimo dettaglio riguardo la fragilità: perché il vetro, a differenza d’altro, si potrà riciclare, si potrà raccogliere, si potrà tentarne la rifusione.. ma non si potrà mai recuperare come prima.
Pensateci: la più perfetta, liscia, semplice ampolla; sottilissima e trasparente, la miglior cosa per trattenere fluidi, oggettini, polveri. Beninteso che non sia di fattura mista ad altre materie. Ce l’avete? L’avete visualizzata?
Ora scagliatele contro un sasso. O fatela accidentalmente scivolare a terra da una discreta altezza, basta un tavolo. Migliaia, milioni, miliardi i frammenti che vi vedrete sfrecciare davanti agli occhi, auspicando che non ve ne entrino. Potreste anche tentare, dopo, di ricuperarne i pezzi più grossi, se mai ce ne sono (là son lo spessore e la qualità del vetro a far differenza).
Ma dubito, dubito e perdonatemi se sottovaluto lautamente le vostre capacità, che mai prendiate e raccogliate anche il più piccolo frammento. Eppure, potrebbe essere quella briciola a cambiare tutto il gioco d’equilibri in cui tentate di ricomporre l’ampolla. Anche risoffiando il vetro, si sentirà la mancanza di qualcosa, ed il serio cambiamento dovuto a ciò. La forma, tra l’altro, non sarà altro che copia dell’originale, per definizione imperfetta.
E il disastro maggiore, fisicamente, avviene quando due ampolle si scontrano l’un l’altra; vetro contro vetro. Ne distinguete i frammenti? Seppur anche siano di colori originari diversi, li distinguete al micron? Ne separate esattamente le scaglie infinitesimali, dell’una e dell’altra?

Credo sappiate le risposte. Tuttavia, c’è da notare che nel ricomporre e tornar a soffiare un nuovo vaso da entrambi i tipi di frammenti ne esce un’oncia, un esemplare più grande, diverso com’è ovvio, e perché no, anche più resistente. Unico, al solito, ma di un’unicità che dalla semplice matrice non si sarebbe ottenuta.
Comunque, il vetro permane vetro. Per quanto camuffato da tinte, altre superfici sopra d’esso, o presenza d’oggetti scenici incastonatici ed effetti vari, esiste in quanto vetro. E pur nella sua semplicità costitutiva, è a mio dire il più splendido materiale mai forgiato a storia d’uomo.

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