giovedì 17 novembre 2011

Questione Di Tatto



{Posted on 11/09/11 at http://myworldmylife.splinder.com/ }

Fáilte.

Ritorno dopo lunga riflessione e immensa pausa, lo so.
Ma in ogni caso, torno alla ribalta con questioni impellenti, quantomeno per me.
Potrei tirare in ballo il fatto che oggi è l'11 settembre, decennale delle Torri Gemelle oltre che compleanno di circa tre o quattro persone a me note. Forse quattro, non son sicura. Potrei altresì fermarmi a vedere come si stia evolvendo il mio cammino formativo personale, o come la mia carriera universitaria stia vivendo un momento chiaroscuro, quasi quanto le mie abilità scrittorie - messe peggio, oserei dire.
Ma no. Perchè fermarsi su cose tanto banali?

Soffermiamoci su qualche elemento particolarmente interessante. Ad esempio, perchè il tocco è galeotto? Mi spiego: io sono una persona che pone in una luce importante il contatto fisico. Lo vivo come momento di comunione con l'altro, per cui prima di arrivare a tanto ho bisogno di percepire quantomeno una sintonia apprezzabile. La cosa riesce meglio con certe ragazze, piuttosto che coi ragazzi. Questo presumibilmente per varie pare mentali riguardo al mondo maschile, mai sopite da che adolescenza fu. Discretamente comprensibile.
Esistono ometti il cui contatto ormai mi vale meno dell'acqua calda - anni di vicinanza aiutano. Esistono ragazze che, pur se note da poco, sono particolarmente tendenti alla vicinanza materiale, tanto da farla sembrare una necessità anche a me, empaticamente, quantomeno con le loro persone. Altrettanto, ricerco il contatto con chi pare averne assolutamente bisogno, anche se privo del coraggio di esporsi per primo, tanto che comunemente è l'altro che poi si abitua alla cosa - e qui la differenza uomo-donna ha poco rilievo, seppure ovviamente mantenga certe riserve verso l'altro sesso. Prima o poi le leverò.
Sostanzialmente, il fattore tatto è come il fattore C, ovvero va molto a momenti. Da quelli in cui non mi staccherei più da una persona, al totale opposto - in questi, se qualcuno osa toccarmi, potrei violare il mio status d'immacolatezza solo per staccargli la testa a morsi. Il che, umanamente parlando, si riduce ad allontanarsi materialmente dall'individuo, o scrollare di dosso con una certa stizza qualsiasi cosa mi stia sfiorando che non rientri nella mia personale sfera. Ultimamente, ho affinato la tecnica di autocontrollo, tanto da attuare il mio obiettivo con la più delicata possibile nonchalance. Incrociando le dita, l'altro non se ne dovrebbe rendere conto, o almeno non tanto da farmelo notare.
Lo stesso avviene quando qualcuno ricerca fin da subito un approccio fisico. Se ci limitiamo a presentazioni, due baci sulle guance e via, ce la posso fare. Sono programmata ad accettarlo (cielo, sembro una specie di automa). Se dopo cinque minuti stringi manina, ti appoggi addosso, mi scrolli amichevolmente eccetera eccetera, sappi che non sei nelle mie grazie. E soprattutto non ci entrerai solo perché tenti di fare il/la simpatico/a per via di contatti puri e crudi di questo genere.
Nnnnnno. Immaginati di avermi davanti, di parlare con me faccia a faccia; se ancora non comprendi, leggi il labiale: "Nnnnnno". Punto.

La traccia tattile di una persona rimane addosso più di quel che un individuo comune si immagina. Per "individuo comune", intendo chi non si cura troppo di ingorghi mentali quali i miei. Gente normale, apparentemente - ma non sostanzialmente - come me. Se la sensazione al tocco è quella che si ottiene con una qualsiasi nuova conoscenza o persona nota, ci si può non fare caso.
I problemi essenziali iniziano a sorgere quando si rileva un'impronta particolare. Essa lascia una strana impressione, tanto che può arrivare a creare due reazioni distinte: il fastidio da una parte e la nostalgia dall'altra.
Ovviamente, esistono le mezze vie, sane o meno, individuabili in cose come sentirsi in maniera obsoleta dopo il contatto, piccoli formicolii insistenti che lanciano segnali a intermittenza al cervello, e via dicendo. Le due reazioni essenziali consistono appunto nel fastidio, ovvero desiderare che quel contatto non sia mai avvenuto, o contrariamente nella nostalgia, volere nuovamente quel contatto, consci di quanto la nostra concezione ci imponga di rispettare le sfere personali e non sembrare maniacali.
Vivendola come la sottoscritta, la testa inizierà a non stare più dietro alle questioni da risolvere in merito.
Se provo fastidio, quale è mai la ragione, come posso risolvere la cosa, perchè non posso conoscere o simpatizzare comunque con questa persona senza avere il pensiero fisso di una pessima sensazione iniziale?
Se invece la cosa è volta alla nostalgia, cosa può significare per me una scarica simile, perchè non posso partire da un semplice grado di conoscenza senza il preconcetto che ci sia stata una qualche sorta di scossa, di legame istintivo derivato anche solo da una semplice stretta di mano?
Non che ci si salvi dalle mezze vie. Son problematiche anche quelle.
Si tratta di cose non semplici da gestire. Uno può pretendere che non sia successo nulla, per non impazzire dietro a sensazioni che lo distrarrebbero troppo, come pure pretendere in certi casi che il sentore di un qualche cosa ci sia stato, per autoconvincersi della presenza di un legame, negativo o positivo che sia.

Essenzialmente intoppi mentali, ma di quelli seri temo. Uscire da schemi di questo tipo non è facile, quanto non lo è rimanerne dentro. Si tratta di una sorta di circolo vizioso, in cui si deve sperare che le impressioni tattili siano solo leggere, quindi facilmente interpretabili, sviluppabili e manovrabili. Hai una sensazione carina? Bene, vorrà dire che tenterai una relazione buona. Ne hai una non tanto positiva? Altrettanto; cerca comunque di mantenere un tuo equilibrio relazionale, magari evitando di farti coinvolgere in cose che non reputi affini a te.
Se le impronte del tocco altrui si avvinghiano in modo forte, ossessivo, viene da domandarsi di tutto e di più, finendo col non poter reagire in alcun modo, sentendosi bloccati in una sorta di labirinto di idee, opzioni, pulsioni, nel quale i percorsi stessi sono la relazione te-altro, il centro è l'equilibrio relazionale e l'uscita la fuga a gambe levate, col distacco totale da quel legame. Soluzione drastica e spesso devastante, quest'ultima - decisamente più del doversi raccapezzare tra le siepi intrecciate del labirinto. A meno che non sia la relazione stessa ad essere per noi ampiamente nociva, cosa che si può capire solo dopo lunga e intensa autoanalisi, la fuga sarebbe sconsigliabile.
Solo che neanche rimanere bloccati nelle varie stradine è granchè simpatico. Ma non ci si può fare nulla. Sperare che anche l'altro sia stato in grado di percepire le stesse nostre impressioni potrebbe essere un'opzione, augurandosi che poi intenda collaborare alla risoluzione. Altrimenti, venire a capo da soli di queste sensazioni da tocco è un'impresa piuttosto seria.

Contorto.

La domanda sorge spontanea:
Perchè ho così tante pare mentali?

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